Carabinieri

ARRESTATO MARESCIALLO DEI CARABINIERI: “HA CHIESTO 2000 EURO MILLANTANDO AGGANCI IN PROCURA”

Avrebbe chiesto 2.000 euro a una persona per ‘alleggerire’ la sua posizione in un procedimento giudiziario. Diceva di avere agganci con alcuni magistrati di Ancona, che avrebbero potuto aiutarlo.

Ma non c’era nulla di vero. Per questo un maresciallo dei carabinieri originario di Ancona, in servizio alla Presidenza del consiglio, è stato arrestato in flagranza di reato dai colleghi dell’Arma del capoluogo marchigiano.

L’accusa ipotizzata dagli inquirenti è di millantato credito. Il funzionario di Palazzo Chigi è stato fermato lo scorso 8 giugno, è già stato interrogato su sua richiesta dalla procura e – secondo quanto si apprende – avrebbe avrebbe ammesso la ricostruzione fatta dagli investigatori.

Oggi l’udienza di convalida
Avrebbe chiesto, secondo accuse da cui dovrà difendersi oggi davanti al gip per l’udienza di convalida, una mazzetta da 2.000 euro vantandosi di poter condizionare in qualche modo l’operato di magistrati in servizio ad Ancona, grazie alle sue conoscenze, in particolare di una toga, del tutto all’oscuro dei suoi maneggi. Un bluff, quello del sottufficiale, smascherato dai suoi ex colleghi. Sono stati i carabinieri di Brecce Bianche a fermare giovedì scorso il maresciallo Barca, in passato comandante proprio di quella stazione, prima di essere trasferito a Perugia e impiegato in servizi di intelligence. Il fatto che l’arresto sia avvenuto in flagranza di reato lascia intendere che la somma stava per essere consegnata, anche se l’imprenditore – capito che si trattava di una vanteria per spillargli denaro – aveva presentato una denuncia.

Gli appalti Asur truccati
L’inchiesta su cui il maresciallo si sarebbe vantato di poter in qualche modo interferire sarebbe quella su un presunto giro di appalti truccati all’Asur, per la quale alla fine di aprile la procura di Ancona ha chiesto il rinvio a giudizio di otto tra funzionari pubblici e imprenditori. Tra coloro che rischiano un processo c’è Luigi Catalano, già amministratore dell’Edilcost, accusato di aver costituito con altre ditte un cartello capace di pilotare a suon di mazzette, nel triennio 2010-2012, gli appalti indetti dall’Asur per la manutenzione e ristrutturazione di strutture sanitarie.

Le aderenze vantate
Sarebbe stato Catalano a denunciare il tentativo del maresciallo Barca di spillargli soldi vantando aderenze tali a palazzo di giustizia da poter condizionare le mosse dei magistrati, anche se ieri l’ex titolare dell’Edilcost smentiva di essere in qualche modo coinvolto nell’arresto del maresciallo e anche il suo difensore, l’avvocato Andrea Speciale, diceva di non saperne nulla.

Il pm parte offesa
Di sicuro, quando l’imprenditore edile ha presentato la denuncia, si è capito subito che si trattava di millanterie. Chiunque conosca anche superficialmente le vicende del palazzo di giustizia anconetano capisce che pressioni del genere sono improponibili e l’inchiesta sugli appalti Asur era in mani super sicure, tanto che ora il magistrato che segue il fascicolo risulta come parte offesa e l’inchiesta per questo potrebbe essere trasferita alla Procura dell’Aquila. Il maresciallo Gianni Barca ha subito chiesto di essere interrogato in procura, dove secondo un comunicato dell’Arma avrebbe già fatto delle ammissioni, ottenendo gli arresti domiciliari. Ma solo oggi, con l’udienza di convalida, si potrebbe conoscere la sua versione dei fatti.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto