Polizia Penitenziaria

AGENTE PENITENZIARIO ACCUSATO DELLO STUPRO DELLA FIGLIA, SI IMPICCA IN CHIESA

Si è recato in una vecchia chiesa e si è impiccato ad una grata di ferro con un filo di spago. Il padre della 14enne che lo ha accusato di stupro in un compito in classe si è suicidato oggi. Agente di polizia penitenziaria, il 53enne era stato sospeso dal servizio per problemi di gioco d’azzardo. Dopo il divieto di avvicinamento alla casa di famiglia, viveva con il fratello. Nessun biglietto di addio per la sua famiglia. Sulla morte dell’uomo stanno indagando ora i carabinieri della compagnia di Pontecorvo e i colleghi della stazione di Roccasecca. «La salma sta per essere trasportata all’obitorio per gli accertamenti medico legali», riferisce il tenente Vittorio Tommaso De Lisa, come riportato dal Fatto Quotidiano. Nell’ordinanza del gip il magistrato aveva evidenziato il «pericolo di reiterazione di condotte analoghe o diverse». E infatti la figlia maggiore, di 28enne, è stata vittima di un episodio simile, mai denunciato. Gli abusi sulla figlia 14enne si erano ripetuti in almeno 6 o 7 occasioni. L’ipotesi è stata confermata proprio dalla sorella. In un confronto con gli agenti di polizia, le due sorelle hanno confermato tutto. (agg. di Silvana Palazzo)

“ABUSI OGNI VOLTA CHE ERAVAMO SOLI”

È un caso contorto e con un epilogo tragico che non aiuta per nulla a stabilire cosa sia davvero successo in quella casa in frazione di Cassino: sta di fatto che nel tema le accuse sui comportamenti indicibili del padre della ragazzina 14enne sono davvero gravissime. «Andava avanti da sei mesi: la prima volta fu in un giorno in cui non mi sentivo molto bene e non sono andata a scuola. È entrato con la scusa di dover abbassare la tv…». Non solo, i professori della ragazzina hanno raccontato come dopo quel tema la ragazza avrebbe spiegato sotto choc, «papà mi stuprava ogni volta che rimanevamo soli». Emergono intanto novità anche in sede di indagini: l’uomo che si è recato in una vecchia chiesetta di Roccasecca si è impiccato in una grata di ferro con un filo di spago, ritrovato da un passante che stava portando fuori il proprio cane. L’ormai ex poliziotto penitenziario aveva ricevuto l’ordine del gip del braccialetto elettronico, in attesa dell’incidente probatorio di febbraio: ma dopo qualche ora non ha retto e ha deciso di togliersi la vita, senza lasciare alcun messaggio alla famiglia.

LA MADRE, “NON DOVEVA RIMANERE SOLA CON LUI”

Non sono stati ritrovati, al momento, biglietti o ultimi messaggi dell’uomo che stava aspettando l’incidente probatorio dopo essergli stato imposto l’allontanamento coatto dalla casa. Quelle stesse mura dove la ragazzina 14enne nel tema in classe ha raccontato l’orrore degli abusi ripetuti: secondo quanto emerge dalle carte degli inquirenti, la madre aveva saputo delle violenze solo dopo il tema in classe, ma di quelle “tendenze” del marito le conosceva da tempo. «Era però un rapporto sereno e tranquillo,  con qualche discussione per motivi economici o per l’uso eccessivo di sostanze alcoliche, mai sfociate però in comportamenti violenti»: ai poliziotti di Cassino la donna però ha confermato come non solo aveva intimato alle 4 figlie di non rimanere mai sole in casa con lui, ma aveva spiegato che anche la seconda figlia (ora 28enne) aveva ricevuto violenze presunte in passato, « in quell’occasione il marito le aveva promesso che non si sarebbero più verificati fatti analoghi», spiega il Gip. Al netto di queste parole, secondo il giudice vi erano già indizi gravi di colpevolezza a carico dell’uomo «con evidenza dalle parole scritte e dalle confidenze fatte dalla minore all’insegnante e ai suoi familiari».

Tutto era nato da un innocuo tema in classe: «Racconta quello che, a parole, non riesci a dire a tua madre», citava il titolo. E la ragazzina 14enne di Cassino ha detto tutto: «Sono stata stuprata da papà, la prima volta fu un giorno in cui non mi sentivo molto bene e non sono andata a scuola. Così, ogni volta che rimanevamo io e lui da soli, a casa, anche per 5 minuti, risueccedeva». In tutto sarebbero durate almeno sei mesi le presunte violenze raccontare dalla ragazzina prima nel tema, poi al prof italiano shoccato e poi ancora agli inquirenti avvertiti dal Preside del suo Istituto Tecnico. Alcuni mesi di indagini, i riscontri investigativi e la decisione di interrogarlo ieri mattina: al giudice l’uomo, che pare avesse problemi sul luogo di lavoro anche per la ludopatia, si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è stato ordinato il suo allontanamento forzato da casa. Una delle altre sorelle della 14enne – la 20enne che potrebbe avere subito in passato lo stesso “trattamento” da parte del padre, ha raccontato al Gip (come riporta Il Messaggero) «Giulia (nome di fantasia, ndr) raccontò, in quell’occasione, di aver subito il primo approccio dal padre un giorno di maggio, giorno in cui era rimasta a casa, da sola insieme al padre che, infilatosi nel suo letto, consumò con lei il primo rapporto. Non aveva la forza di confessare, a voce, il suo dramma perché non aveva il coraggio e, soprattutto, per non rovinare l’armonio famigliare». La madre agli inquirenti invece avrebbe precisato che dopo quei fatti l’uomo le aveva promesso che non l’avrebbe fatto mai più: ora non avverrà così, ma per un motivo tragicamente ben diverso…

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