Sindacati Militari

Legge di bilancio 2026 – “Il contratto si scrive con le risorse, non con le promesse”: l’allarme dei sindacati militari, “Il tempo delle attese è finito”


Audizione urgente e risorse vere: la richiesta delle sigle del comparto Difesa e Sicurezza

La Legge di Bilancio 2026 è in arrivo, ma il rischio, per il comparto Difesa e Sicurezza, è quello di restare ancora una volta senza risposte concrete.
Con un comunicato congiunto datato 13 ottobre 2025, dieci organizzazioni sindacali militari rappresentative – SIM Marina (Warner Greco), SIM Carabinieri (Antonio Serpi), USIC (Antonio Tarallo), AMUS (Guido Bottacchiari), ASPMI (Francesco Gentile), SAM (Antonino Duca), SINAM (Pasquale De Vita), SIAM (Alfio Messina), USIF (Vincenzo Piscozzo) e SILF (Francesco Zavattolo) – lanciano un messaggio netto al Governo: “Il contratto si scrive con le risorse, non con le promesse.”

Le sigle, titolate a partecipare al tavolo negoziale, hanno formalmente richiesto un’audizione nell’ambito dell’iter parlamentare sulla manovra, per portare direttamente all’attenzione politica la necessità di risorse dedicate al rinnovo del contratto 2025–2027 e l’apertura immediata del tavolo contrattuale per il personale contrattualizzato.

«Senza uno stanziamento concreto nella Legge di Bilancio, il confronto rischia di essere privo di contenuti reali. È quindi essenziale che il Governo riconosca la specificità del comparto Difesa e Sicurezza con un impegno economico chiaro e mirato», si legge nella nota.


Inflazione, stipendi erosi e famiglie in difficoltà

La richiesta nasce, spiegano i firmatari, dalla crescente insostenibilità economica che colpisce migliaia di famiglie in uniforme.

«Nonostante gli aumenti previsti dal contratto 2022–2024, l’inflazione ha superato il +19% dal 2020, mentre il “carrello della spesa” segna ancora +3,2% a settembre 2025. Il potere d’acquisto è stato eroso. Il disagio è tangibile.»

Un contesto in cui il personale continua a garantire sicurezza, stabilità e operatività, affrontando missioni all’estero, turni gravosi e impieghi fuori sede, in un quadro internazionale sempre più teso.
Eppure, ammoniscono i sindacati, “senza un incremento sostanziale e dedicato delle risorse, il prossimo contratto rischia di essere peggiorativo rispetto al precedente.”

Un esito «inaccettabile, che sarebbe un colpo alla motivazione, all’efficienza operativa e alla tenuta sociale delle famiglie del personale», in aperto contrasto con il principio di specificità sancito dalla Legge 183/2010, che riconosce le peculiarità del servizio militare.


Otto punti fermi: le priorità irrinunciabili del comparto

Le sigle firmatarie individuano otto obiettivi chiari e non negoziabili:

  • Incremento immediato delle risorse dedicate nella Legge di Bilancio 2026
  • Apertura immediata del tavolo contrattuale 2025–2027
  • Previdenza dedicata e perequazione pensionistica, con l’avvio di una previdenza complementare pubblica per i neo arruolati
  • No all’innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni: serve confronto urgente
  • Valorizzazione economica della specificità militare
  • Defiscalizzazione delle indennità accessorie e pensionabili
  • Piano casa nazionale e rivalutazione dell’indennità di trasferimento
  • Allineamento retributivo europeo

“Investire nel personale è una scelta strategica per il Paese”

Il comunicato non lascia spazio a dubbi: investire nelle donne e negli uomini in uniforme non è una concessione, ma una scelta strategica per la sicurezza nazionale.

«In un mondo attraversato da tensioni e conflitti, le donne e gli uomini in uniforme sono in prima linea per difendere gli interessi nazionali e la stabilità democratica. È tempo che la politica riconosca questo impegno con atti concreti.»


“Ora la responsabilità è del Governo”

Le organizzazioni sindacali militari dichiarano di essere pronte a fare la propria parte, con spirito costruttivo e senso istituzionale, ma chiedono una risposta chiara, urgente e concreta.

«Il tempo delle attese è finito. Il personale in uniforme merita rispetto, riconoscimento e dignità contrattuale.»

E concludono con un monito deciso:
«Continueremo a vigilare e a rappresentare con determinazione le istanze degli associati. Il contratto 2025–2027 deve segnare un punto di svolta. Il Governo ha una scelta: riconoscere il valore del personale in uniforme o ignorarlo. Noi non resteremo in silenzio.»


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