Sindacati di Polizia

Poliziotti in pensione a 62 anni: ‘Due anni in più di servizio mettono a rischio la sicurezza del Paese’

Il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) si oppone fermamente alla proposta di innalzare l’età pensionabile di due anni per le forze dell’ordine, anche se su base volontaria. Il segretario generale del SAP, Stefano Paoloni, ha espresso la sua posizione in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso 10 settembre.

Nel comunicato, Paoloni afferma: “Innalzare l’età pensionabile di due anni, seppur su base volontaria, è assolutamente irragionevole, per molteplici motivazioni, e lo abbiamo fatto presente al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con una lettera inviata a Palazzo Chigi lo scorso 10 settembre.”

Le ragioni dell’opposizione

Il segretario generale del SAP elenca diverse ragioni a sostegno della sua posizione:

“Innanzitutto, la nostra è una professione particolarmente delicata, di conseguenza, per essere svolta a pieno è indispensabile una condizione fisica adeguata, che con il trascorrere degli anni – inevitabilmente – tende ad affievolirsi. Inoltre, per svolgere servizi di ordine pubblico o di contrasto alla criminalità si è spesso esposti a stress psicofisico e a rischi che la sola esperienza di servizio non è sufficiente per poterli affrontare in modo adeguato e sicuro.”

Conseguenze negative sul sistema di sicurezza

Paoloni sottolinea le possibili conseguenze negative di questa decisione: “Va da sé, quindi, che una decisione del genere avrebbe ripercussioni negative sul singolo individuo e, soprattutto, sul buon funzionamento dell’apparato di sicurezza. Infatti, il ritardato pensionamento rischierebbe di provocare un blocco del turnover, dal momento che per definizione tanti operatori vanno in pensione e tanti ne possono essere arruolati l’anno successivo.”

Criticità per la progressione di carriera

Il comunicato evidenzia anche altre criticità: “Un’altra cosa sono le assunzioni straordinarie indispensabili per ripianare la carenza organica. Un ulteriore problema da non sottovalutare è legato alla stasi dei percorsi professionali interni. Questa criticità deriverebbe dal fatto che – con l’eventuale innalzamento dell’età pensionabile – non si aprirebbero gli spazi rivolti ai giovani per un percorso di progressione sia professionale di carriere che economica, ma anche rispetto ai posti di responsabilità. Altro rischio da non sottovalutare assolutamente riguarda poi il blocco della mobilità del personale.”

Normativa sulla specificità delle forze dell’ordine

Paoloni ricorda inoltre la normativa sulla specificità delle forze dell’ordine: “Oltretutto, la norma sulla specificità forze dell’ordine (Legge 183/10 – articolo 19), concepita proprio per salvaguardare le peculiarità che riguardano la nostra professione, prevede che anche gli interventi di natura previdenziale possano essere concepiti non attraverso interventi riguardanti la generalità del pubblico impiego bensì solo con norme specifiche.”

Preoccupazioni sugli istituti previdenziali

Il segretario generale del SAP esprime preoccupazione anche per possibili modifiche a istituti previdenziali esistenti: “Altri forti timori riguardano, inutile nasconderlo, il rischio che alcuni istituti quali ad esempio il cd ‘Moltiplicatore‘, ossia la rivalutazione dei contributi dell’ultimo anno di servizio di 5 volte, previsto al raggiungimento della pensione di vecchiaia venga, di conseguenza, spostato avanti di due anni. Chi è in grado di offrire garanzie in questo senso? Nessuno! E chi promette soluzioni da favola offende l’intelligenza altrui.”

La situazione previdenziale attuale del comparto sicurezza

Infine, Paoloni conclude: “La situazione previdenziale del comparto sicurezza soffre già di particolari criticità, poiché non è mai stata avviata la previdenza complementare dopo la riforma Dini del 1995. Pertanto, questo ulteriore intervento non farebbe altro che acuire le numerose criticità, fornendo anche un segnale in controtendenza rispetto all’attenzione di cui necessita il comparto stesso.”

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