Violenza sessuale nella scuola della GdF, il Generale assicura: «Le Caserme sono sicure per le donne. Ho detto io alla ragazza di denunciare lo stupro»
È stato il generale Gabriele Failla, comandante della Scuola per Ispettori della Guardia di Finanza di Coppito in provincia de L’Aquila, a dire all’allieva di denunciare i quattro ufficiali per violenza sessuale. In un’intervista al Corriere della Sera Failla dice che gli accusati «hanno stravolto il rapporto che ci deve essere fra istruttori e allievi. La loro presenza nella nostra Scuola era incompatibile con il mandato che avevano avuto e con i nostri valori. In più, i tre capitani trasferiti dopo il loro collega indagato per violenza sessuale, non si sono fatti avanti per raccontare il contenuto delle chat offensive nei confronti delle allieve, nonostante abbiano avuto un mese di tempo per farlo. Sono stati una delusione».
Una delusione
Failla dice di aver agito «subito, senza imbarazzo e senza voler nascondere nulla. Anche per mostrare a potenziali malintenzionati che per chi sbaglia non c’è scampo». È stato un duro colpo: «Sì, mi sono arrabbiato. L’impatto della notizia degli abusi sull’allieva è stato forte. E poi c’è stata la delusione successiva per i tre ufficiali che parlavano in chat con il capitano indagato inviandosi messaggi di scherno e dileggio nei confronti delle allieve. Quando li ho convocati in ufficio per notificargli il trasferimento immediato mi sono sembrati colti di sorpresa. Non se l’aspettavano».
Mentre il capitano indagato «era sconvolto, prostrato. L’ho incontrato subito dopo aver disposto il ritiro dell’arma d’ordinanza. Al netto del trasferimento deciso dal Comando generale su mia proposta in appena cinque giorni, se le accuse dovessero essere confermate rischia il posto di lavoro. Ma ciò di cui è accusato è di una gravità inaudita. Per gli altri tre invece l’accusa di maltrattamenti in famiglia potrebbe essere una macchia indelebile sulla loro carriera».
I quattro ufficiali
I quattro ufficiali, spiega Failla, «erano qui dal 2022. Buoni istruttori che non avevano mai dato problemi. Del resto tutto è successo in libera uscita». Poi racconta come ha convinto la ragazza a denunciare: «L’allieva è rientrata la sera del 27 maggio scorso dalla libera uscita. Era sconvolta. Si è confidata subito con la marescialla istruttrice di turno, che l’ha assistita, poi l’ho affidata a una tenente che si è occupata di lei con molta sensibilità. Quindi la notizia della violenza a casa del capitano ha seguito la linea gerarchica fino a me. Era un caso da codice rosso. Il giorno successivo ho deciso di far accompagnare l’allieva dalla stessa tenente presso gli uffici della Squadra mobile in Questura, che ha una sezione specializzata, per sporgere denuncia. Le indagini coordinate dalla Procura sono scattate subito e così anche i nostri provvedimenti».
Il capitano
L’accusato «ha confermato di aver invitato l’allieva nella sua abitazione fuori dalla Scuola e il fatto della scorretta anticipazione degli argomenti di un esame che lei doveva sostenere». L’allieva è invece ancora a scuola: «Dopo alcuni giorni di riposo — anche per evitare che potesse incontrare di nuovo l’ufficiale indagato — è rientrata in servizio e viene seguita con attenzione. Ci teniamo che possa completare il ciclo di studi, anche se siamo attenti al contraccolpo psicologico degli ultimi giorni dopo la pubblicazione della notizia dell’inchiesta. Ma siamo comunque convinti che continuerà proficuamente tutto il suo corso di addestramento».
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