Zelensky umiliato alla Casa Bianca, l’Europa insorge: “Il mondo libero cerca un nuovo leader”
La diplomazia internazionale ha toccato un nuovo punto critico nello Studio Ovale, dove quello che doveva essere un incontro di alto livello si è trasformato in uno spettacolo mediatico di dubbio gusto. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, giunto per discutere del sostegno americano al suo paese in guerra, si è trovato invece protagonista involontario di una rappresentazione orchestrata da Donald Trump, con tanto di domande imbarazzanti sul suo abbigliamento militare.
“Sono molto grato agli Stati Uniti per il loro sostegno”, ha dichiarato Zelensky a Fox News, mantenendo la compostezza nonostante le provocazioni. Ma la risposta di Trump è stata tagliente: “Ho avuto l’impressione che Zelensky voglia solo lottare. Io e Putin vogliamo la pace”. Una narrativa che ha fatto sobbalzare le cancellerie europee, con il presidente francese Macron che ha dovuto ricordare come “se qualcuno gioca alla Terza Guerra Mondiale, quello è Putin, non Zelensky”.
L’Europa si è schierata quasi unanimemente con Kiev. Da von der Leyen a Metsola, da Scholz a Sanchez, i leader europei hanno espresso solidarietà all’Ucraina. Solo l’ungherese Orban ha applaudito Trump, mentre l’Italia di Meloni ha cercato una difficile via di mezzo, proponendo un vertice internazionale. Una proposta che evidenzia il disagio di Roma nel navigare tra la fedeltà atlantica e la necessità di non alienarsi nessuno.
La visita alla Casa Bianca ha mostrato come la ricerca della pace rischi di essere sacrificata sull’altare della politica interna americana. Mentre Trump e il suo vice JD Vance trasformavano l’incontro in un comizio elettorale anticipato, sulle prime linee del fronte soldati russi e ucraini continuavano a morire. Un tragico promemoria che la guerra vera non è uno show televisivo, ma una realtà brutale che richiede serietà diplomatica, non teatrini mediatici.
L’alto rappresentante UE Kaja Kallas ha colto nel segno: “Il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Sta a noi europei raccogliere questa sfida”. Parole che sembrano segnare un possibile punto di svolta nelle relazioni transatlantiche, mentre la diplomazia internazionale cerca di recuperare quella dignità che nello Studio Ovale è stata temporaneamente smarrita.
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