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VIGILI URBANI SCIOPERANO IL 12 «E ORA DITECI SE SIAMO POLIZIOTTI OPPURE IMPIEGATI»

(di Antonio Galizia) – Il 12 febbraio si terrà lo sciopero dei vigili urbani di tutta Italia. L’astensione dal lavoro, decisa anche a seguito delle polemiche e delle
inchieste di Roma, interesserà per la prima volta anche i 41 comandi di Polizia
municipale e gli oltre mille vigili urbani che operano in provincia di Bari.

Uno sciopero senza precedenti e l’occasione propizia per portare
all’attenzione generale le difficoltà che ogni giorno, questi agenti si trovano
a fronteggiare. «La nostra vertenza va avanti da anni – spiega Giovanni Di
Capua, presidente pugliese di Ancupm (Associazione comandanti e ufficiali di
polizia municipale) e comandante a Conversano –. Lo sciopero è motivato dal
perdurare di questa vertenza sempre elusa dai governi che si sono succeduti,
che hanno svilito il ruolo e le funzioni della polizia locale, inserendoli con
decreto nel contratto di tipo privatistico insieme agli amministrativi. La
vertenza si è poi acuita con la cancellazione dell’equo indennizzo, della causa
di servizio e della pensione privilegiata, che si aggiunge all’usurpazione
della indennità di pubblica sicurezza».

Chiedete di sapere se siete poliziotti o impiegati. Ma cosa siete in realtà?

«Delle figure ibride che non riescono a svolgere appieno le loro funzioni e si
occupano di codice della strada, commercio, edilizia, ambiente, protezione
civile, polizia giudiziaria e svolgono tantissime altre mansioni soprattutto
nei comuni con vocazione turistica. Da anni chiediamo si faccia chiarezza. Ci
sono state proposte di riforma della legge quadro, mai approdate ad una
attuazione. Si sperava nel pacchetto sicurezza del ministro Maroni. Poi l’esecutivo
Monti ha inserito la polizia locale tra le funzioni obbligatorie degli enti
locali, cosa che non è avvenuta per le province. Noi oggi sappiamo che siamo
una funzione indispensabile per l’ente locale, ma vogliamo capire se dobbiamo
svolgere funzioni di polizia o amministrative».

E questo provoca il caos nei comuni.

«Già, perché per le funzioni amministrative dipendiamo dal sindaco e
dall’amministrazione, per quelle di pubblica sicurezza dal Prefetto, per le
funzioni di polizia giudiziaria dalla magistratura. Tutto questo però non solo
non ci viene riconosciuto, ma non ci garantisce nessuna tutela. Le altre forze
hanno il riconoscimento delle categorie usuranti. Questo a noi, che lavoriamo
per strada e con gli stessi rischi, non viene riconosciuto: alle altre forze di
polizia per le stesse mansioni vengono riconosciuti 400 euro di indennità.
Venne fuori la legge che ci consentiva l’accesso alla banca dati SDIE, per
controllare se la persona fermata sia un ricercato o un pregiudicato. Ancora
oggi per saperlo dobbiamo chiamare Polizia e Carabinieri».

Non potete usare nemmeno lo spray al peperoncino?

«Verissimo: a Roma, dopo i fatti recenti, hanno chiesto rinforzi di 500 unità
di polizia locale. Ma secondo l’attuale normativa noi non possiamo usare nemmeno
lo spray al peperoncino. Vogliamo capire allora come dobbiamo fare prevenzione
e repressione? Siamo carne o pesce? Se siamo forze di polizia indossiamo le
divise. Se siamo impiegati amministrativi ce le togliamo e lavoriamo in
borghese, ci facciamo Natale e le feste a casa. Non possiamo lavorare come
poliziotti ed essere trattati da impiegati».

Qual è la situazione in provincia di Bari dopo la legge regionale 37/2011?

«È una legge all’avanguardia. Nessuno però ci ha ancora spiegato perché, a
distanza di tre anni è stato approvato nell’aprile 2014 solo il codice
deontologico e non c’è traccia dei decreti attuativi, delle procedure per la
formazione del personale e di altri provvedimenti vitali per il Corpo come
l’uniformità di gradi, divise, dotazioni tecniche, automobilistiche, servizi
associati. È scaduta la legislatura e non se ne è fatto nulla».

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