Editoriale

VIA AL TAVOLO SUL CONTRATTO. COMPARTO SICUREZZA E DIFESA ORFANO DI RINNOVO E RIORDINO

Via alle trattative per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Il calcio d’inizio arriva dalla ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che annuncia “per l’inizio di luglio” la convocazione dei sindacati. Si parte, con qualche mese di ritardo. Certo che la data occasionale lascia presagire la pausa estiva per terminare il confronto e lo slittattamento alla legge di stabilità di quest’anno per reperire altre risorse. Infatti anche il governo e’ consapevole che 300 milioni sul piatto dei dipendenti pubblici sono una cifra esigua. Tanto per prendere tempo e parlare di merito, di riordini, di riassetti, di riforme.

Ora, forse, si fa sul serio. “Dopo sette anni di blocco – ha detto il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso – sarebbe quasi da fare un brindisi ma la bottiglia la stappiamo quando siamo davanti al tavolo”.

La situazione dei contratti resta comunque delicata perché quelli dei dipendenti pubblici sono bloccati dal 2010: in termini di retribuzioni il congelamento scattato ormai sei anni fa è costato già oltre 600 euro, ma l’ultima rilevazione dell’Istat in materia si ferma alla fine del 2013. Il conto rischia quindi di essere ancora più salato.

Per i militari e le forze di polizia gli sforzi, sinora, sono quasi esclusivamente focalizzati sul riordino ed a non lasciarsi sfuggire un occasione che slitta da troppi anni. Di certo un’utile diversivo governativo per tenere impegnati agenti e militari. Una previsione esatta visto che i lavori dovevano esaurirsi per agosto 2016, ma di fatto, ad ooggi, non c’è nessuna bozza che trovi l’accordo delle parti. Anzi sembra che più si vada avanti e maggiore sia la confusione tra gradi, ruoli e carriere.

Quindi a distanza di quasi un anno, il comparto sicurezza e difesa rimane a bocca asciutta, orfano di riordino e di rinnovo contrattuale.

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