Una tantum e taglio del cuneo fiscale per il Comparto Difesa. Ecco in cosa consistono
Ormai da qualche giorno è entrata in vigore la nuova “Finanziaria” per l’anno 2023 licenziata con la Legge 29 dicembre 2022, n. 197. Da un’attenta lettura del provvedimento, fatta salva l’ormai nota istituzione della Cassa di Previdenza per i Graduati, non emergono specifici articoli di interesse economico a favore del comparto Difesa, soprattutto rivolti ad alimentare il rinnovo contrattuale del personale non dirigente, il cui contratto è scaduto ormai nel lontano 31 dicembre 2021.
Proprio per sopperire parzialmente a questa assenza, il Governo, con il medesimo provvedimento, ha invece confermato anche per l’anno 2023 la corresponsione dell’UNA TANTUM e, per tutti i dipendenti, lo sgravio dei contributi previdenziali in relazione al reddito. Andiamo allora a vedere più nel dettaglio in cosa consistono i due benefici:
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INDENNITA’ UNA TANTUM
È un emolumento accessorio, aggiuntivo alla vacanza contrattuale, da corrispondere al personale per tredici mensilità, pari al 1,5% dello stipendio con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza, secondo gli importi lordi indicati nella tabella sotto riportata:
TAGLIO DEL CUNEO FISCALE
È un esonero contributivo già previsto lo scorso anno e prorogato per l’anno 2023 ai sensi dell’art.1, comma 281 della recente legge di bilancio e prevede, per i lavoratori dipendenti, una percentuale di esonero sulla quota dei contributi previdenziali da versare relativamente ai periodi di paga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. Tali aspetti sono stati anche approfonditi dall’Inps con recente circolare n. 7 del 24 gennaio 2023.
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L’esonero si traduce – ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, cioè a parità di contributi versati nel proprio “salvadanaio contributivo” – in una riduzione dell’effettivo prelievo operato:
- nella misura di due punti percentuali, a condizione che la retribuzione lorda (da intendersi imponibile ai fini previdenziali), parametrata su base mensile per 13 mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro;
- nella misura di tre punti percentuali, a condizione che la retribuzione lorda, parametrata su base mensile per 13 mensilità, non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro.
Poiché il calcolo è su base mensile, la riduzione potrà essere riconosciuta in una percentuale piuttosto che in un’altra in base allo stipendio effettivamente percepito nel singolo mese di paga, ovvero non applicarsi, in caso di superamento del massimale di euro 2.692. In concreto l’importo, al netto delle tasse, varierà tra le 20 e le 35 euro circa a seconda del proprio reddito e scaglione Irpef. Non cambia nulla invece per i lavoratori al di sopra di 35.000 euro lordi annui in quanto non avranno nessun beneficio.
Questa O.S. riconosce lo sforzo fatto dal Governo per migliorare le condizioni di vita del personale dipendente, tuttavia questi “bonus” anti inflazione rappresentano solo una soluzione “cuscinetto” che mitigano il problema ma non stabilizzano in alcun modo le già magre finanze del personale militare. Ricordiamo che l’inflazione, come stimato dall’Istat, ha raggiunto a dicembre 2022 il +11,6% su base annua con dei picchi nel settore energetico di oltre il 60% e per il 2023 la situazione non appare ancora molto più rosea.
Sollecitiamo pertanto il superamento di queste misure “ponte” e l’avvio immediato dei tavoli di concertazione, ai quali dovranno finalmente partecipare tutte le Organizzazioni Sindacali rappresentative, che portino in breve tempo al rinnovo del contratto per gli anni 2022-2024 al fine di assicurare a tutto il personale in divisa il reale recupero del potere di acquisto a garanzia di un concreto miglioramento delle proprie condizioni di vita.
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