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“IN UN PAESE CIVILE IL MINISTRO DELLA DIFESA AVREBBE CHIESTO LE DIMISSIONI DELL’AMMIRAGLIO DE GIORGI” LA CRICCA DELLE NAVI #PINOTTIRISPONDI

Riportiamo il commento dei deputati della Commissione Difesa di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle in merito alla vicenda che ha coinvolto il capo di stato maggiore della Marina Militare, Ammiraglio De Giorgi.

Ve la ricordate la nostra denuncia sull’acquisto di nuove navi militari da parte del governo per l’indecorosa spesa di 5,4 miliardi di euro? Quasi 6 miliardi di soldi pubblici venivano bruciati nel rinnovamento della flotta navale mentre Renzi e i suoi lasciavano nel fango gli alluvionati. Una vergogna assoluta (proprio come il programma F35 da circa 13 miliardi di euro) infilata dentro la Legge Navale che in calce porta due firme: quella dell’ormai ex ministro Guidi, investita dall’inchiesta sul petrolio, e quella del ministro della Difesa Roberta Pinotti.

Concentriamoci sulla seconda. E cominciamo partendo da un nome:l’ammiraglio De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina, tra i principali indagati nello scandalo del Tempa Rossa con accuse che, secondo alcuni giornali, vanno dall’associazione per delinquere all’abuso d’ufficio fino al traffico di influenze, stessi illeciti contestati a Gianluca Gemelli, compagno della Guidi inquisito insieme alla cricca. A piazzare De Giorgi alla Marina è stato il governo e deve essere il governo, in questo caso la Difesa, a risponderne politicamente. Anche perché non possiamo dimenticare la battaglia che ingaggiò la stessa Pinotti per prorogare il mandato dell’ammiraglio. Contro tutto e tutti, stando sempre ai retroscena di stampa, mai smentiti ovviamente.

Si diceva – anche qui voci mai smentite – che proprio gran parte di quelle navi acquistate con quasi 6 miliardi di soldi pubblici fossero concentrate in gran parte in Liguria, guarda il caso collegio elettorale della Pinotti. E allora qualcuno fa uno più uno, due più due, e si aprono diverse riflessioni politiche, che nel momento in cui ci troviamo è opportuno non solo elaborare, ma approfondire. Quindi, ieri, appresa la notizia del coinvolgimento di De Giorgi il M5S ha chiesto le sue dimissioni e invitato la Procura di Potenza ad allargare l’indagine proprio su quell’acquisto di navi, invitando la Pinotti anche a a chiarire in Parlamento quei passaggi tutt’ora opachi.

La risposta del ministro è stata una minaccia di querela
. Insomma, deve avere un’idea alquanto bizzarra della democrazia: le si chiede, legittimamente, di venire a riferire in aula rispetto ai suoi presunti legami con l’ammiraglio De Giorgi e lei minaccia querela? Roba da matti.

Ma a volte, oltre alle bugie, anche le minacce hanno le gambe corte. Perché oggi alcuni quotidiani come Il Tempo e il Messaggero in prima pagina riportano che la Procura di Potenza ha aperto un altro filone di indagine, che si concentra proprio su quelle navi militari acquistate a dicembre 2014 e che noi denunciammo a gran voce. A questo punto ci aspettiamo che il ministro Pinotti quereli anche la Procura di Potenza, o che quantomeno si decida a venire a riferire in aula sul ruolo assunto nel’approvazione della Legge Navale. Che, ricordiamo, porta anche la sua firma insieme a quella della Guidi.

Ci domandiamo:
1) E’ falso che il ministero della Difesa abbia portato avanti numerose gare d’acquisto congiuntamente allo Sviluppo Economico? No, una di queste, come spiegato, riguarda infatti i quasi 6 miliardi di euro spesi nell’ambito della Legge Navale, per l’ingaggio di nuove navi militari.

2) E’ sbagliato credere che una tale gara d’acquisto sia stata condizionata dello stesso (ci auguriamo ben presto ex) capo di Stato Maggiore De Giorgi? No, lo dimostra l’indagine in corso riportata dai giornali di oggi.

3) E’ dunque inopportuno, a questo punto, considerare anche il ruolo assunto dal ministro Pinotti visto che sulla Legge Navale c’è la sua firma? No, non lo è.

Alla Pinotti consigliamo dunque prudenza, considerato che in qualsiasi altro Paese civile al posto suo chiunque avrebbe chiesto nel giro di 24 ore le dimissioni dell’ammiraglio De Giorgi. Finora invece abbiamo assistito a un inspiegabile silenzio tombale, che forse – nonostante le varie prurigini ed allergie – questa volta val la pena giustificare nelle sedi opportune, qual è ad esempio l’aula del Parlamento.

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