Carabinieri

Trasferimento del Generale Oresta: normale avvicendamento o reazione alle sue parole sul benessere psicologico dei carabinieri?

Sarebbe stato trasferito il generale di divisione Pietro Oresta, fino a pochi giorni fa al vertice della prestigiosa Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri di Firenze. La voce circola con sempre più insistenza, anche se non esistono al momento comunicazioni ufficiali da parte del Comando Generale dei Carabinieri.
Ma il tempismo fa riflettere: la notizia esplode subito dopo la diffusione virale di un video del discorso di commiato tenuto dal generale al termine del corso accademico.

Non sappiamo — almeno per ora — se il trasferimento del Generale Oresta sia davvero una conseguenza diretta del suo discorso sul benessere psicologico o semplicemente un avvicendamento programmato. Ma una cosa è certa: non si era mai vista una simile ondata di stima e riconoscenza. Le attestazioni arrivano da alcuni sindacati militari, dagli allievi della Scuola Marescialli e da tanti colleghi carabinieri che hanno visto in lui qualcosa di raro — un comandante umano, vicino, che parlava la lingua dei suoi uomini. E quando accade qualcosa di così anomalo… forse, tanto normale non è.

Unarma: “Punito per aver detto la verità?”

È l’associazione sindacale Unarma Carabinieri, tramite il suo segretario generale Antonio Nicolosi, a usare toni diretti e pungenti. In un comunicato carico di amara ironia, l’organizzazione difende con forza il generale Oresta, dipingendolo come un ufficiale “troppo umano” per certi equilibri interni.

“Quando un Generale parla ai suoi uomini come un padre, e non come un algoritmo, scatta subito la reazione: via.”

Unarma denuncia una cultura militare ancora troppo rigida, impermeabile ai concetti di benessere psicologico, salute mentale e equilibrio tra vita e servizio. Una visione moderna che, se portata avanti da un alto ufficiale, viene vissuta come minaccia all’ordine costituito.

Punirne uno per educarne cento?

Unarma si chiede – con un pizzico di amara ironia – se non fosse più comodo per tutti un comandante che parli solo di “sacrificio”, “onorate la divisa”, e “prima il dovere, poi (forse) il vostro cuore”.
Ma chi conosce davvero la realtà dei reparti, sa che oggi i problemi di burnout, stress, suicidi e disagio psicologico tra i militari non sono un’invenzione sindacale: sono una ferita aperta.


NSC Firenze: “Un vero leader, amato dai suoi uomini”

A intervenire sul caso, con toni diversi ma non meno significativi, è anche il Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) tramite la Segreteria Provinciale di Firenze. In un messaggio pubblico, il sindacato ringrazia apertamente Oresta per l’impegno, la leadership e il legame umano costruito con i suoi allievi.

“L’ultima volta che una nostra delegazione ha visitato la scuola, lo abbiamo trovato con indosso una maglietta regalata dagli allievi del 3° anno, con la scritta: allo Zio Pietro.”

Un dettaglio che racconta molto più di tante parole: un comandante stimato, capace di risolvere anche gravi criticità durante il suo mandato.
La chiusura del comunicato NSC è inequivocabile:

“Abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere un uomo, un leader. La segreteria tutta augura al Gen. Oresta ogni bene per il futuro.”


Fine naturale dell’incarico o segnale dall’alto?

Ufficialmente, nessuno parla. Ma tra i corridoi di Firenze e Roma si moltiplicano le voci: Oresta era al vertice della scuola da due anni, e il suo ciclo era forse al termine.
Eppure la tempistica resta sospetta. Prima il discorso “troppo morbido”, poi l’improvviso cambio. Troppe coincidenze? Forse. Ma a pensar male…

Nel 2023, Oresta aveva preso il posto del generale Maurizio Stefanizzi, anche lui finito nel mirino delle polemiche per un episodio (nel 2022) che aveva coinvolto alcuni allievi in atteggiamenti “nostalgici” durante una festa.

Nel 2024, poi, il suicidio di un’allieva nella stessa caserma ha riacceso i riflettori sulla vita interna alla scuola. Un giornalista fu indagato per rivelazione di segreti d’ufficio, con tanto di sequestro di dispositivi poi annullato dalla Cassazione.


Rigidità o fermezza? Una sfida per i vertici

C’è una differenza tra rigidità e fermezza. La prima blocca il cambiamento, la seconda lo guida.

E allora la domanda diventa inevitabile: l’Arma dei Carabinieri è pronta ad affrontare le sfide del presente?
È compatibile con una visione che metta al centro la persona, anziché il solo principio di obbedienza?

La posta in gioco non è solo la carriera di un generale.
È il futuro di un’Istituzione che, se vuole restare credibile, deve saper ascoltare anche chi – da dentro – prova a migliorarla.


Un caso simbolo per il futuro dell’Arma

Il silenzio ufficiale alimenta solo i sospetti.
Ma il caso Oresta, al di là della verità dei fatti che emergerà, ha già aperto un fronte di discussione culturale profondo.

Chi comanda oggi può ancora parlare di salute mentale, empatia, dignità del servizio?
Oppure questi sono concetti “pericolosi”, da punire con discrezione e rapidità?

Unarma e NSC, ciascuno con il proprio stile, hanno riconosciuto nel Generale Oresta un esempio raro.
E forse proprio per questo scomodo.

Se davvero bastano parole come “cura di sé”, “salute mentale” e “attenzione alla persona” per essere rimossi, la questione non è più disciplinare. È culturale.

E riguarda tutti.


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