Difesa

Telefoni Huawei alla Difesa: il ministero è dovuto ​correre a sostituirli

Il 5G è un’opportunità ma anche una minaccia da non sottovalutare. Il rischio che un Paese straniero (leggi Cina) possa praticare spionaggio attraverso la rete di quinta generazione è così alto che perfino il governo italiano ha preferito prendere opportune contromisure.

I telefonini cinesi sono un pericolo? Forse sì, forse no. Ma per fugare ogni dubbio alla Difesa hanno preso alla lettera l’avviso delineato pochi giorni fa dal Copasir. L’organo parlamentare che vigila sull’operato dei servizi segreti nostrani è stato chiaro: le preoccupazioni sul possibile coinvolgimento di aziende e tecnologie cinesi nello sviluppo della rete 5G italiana sono fondate e possono comportare rischi per la sicurezza. Ecco perché il Copasir ha suggerito “ove necessario” di escluderle “dalla attività di fornitura di tecnologia per le reti 5G”.

Come sottolinea La Stampa, lo scorso maggio Consip, la centrale acquisti per la Pubblica amministrazione, ha acquistato una partita di cellulari di servizio da distribuire agli ufficiali. Erano marchiati Huawei, con il brand cinese aveva regolarmente vinto la gara sbaragliando la concorrenza grazie ai suoi prezzi ultra competitivi. Dal momento che in quell’occasione non vi erano linee guida particolari, i cellulari made in China furono distribuiti tra i membri del ministero della Difesa e negli altri dicasteri.

Inoltre, poiché nessuno aveva valutato fosse pericoloso far passare attraverso telefoni di produzione cinese le telefonate degli ufficiali italiani, quegli apparecchi iniziarono a circolare regolarmente. Solo in un secondo momento, con il crescere degli allarmi lanciati dagli Stati Uniti sul rischio spionaggio rappresentato da Huawei e dalla Cina, qualcuno ha iniziato a preoccuparsi. E così quell’intera partita di cellulari è sparita di colpo dalla circolazione.

Guerini appoggia il Copasir

Ieri anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini (Pd), ha appoggiato la messa in guardia del Copasir: “Il dibattito che si è sviluppato sul tema, anche a livello internazionale, non può essere ignorato”. “L’ Italia – ha proseguito Guerini – ha certamente già affrontato il tema 5G. L’ approvazione del perimetro di sicurezza cibernetica nazionale e l’ estensione del golden power al 5G sono provvedimenti importanti e sostanziali per la sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche. Tuttavia il Copasir, dopo un anno intenso di approfondimento e audizioni, ha evidenziato come sia comunque necessario tenere alta la guardia per limitare potenziali rischi. Sono indicazioni che vanno valutate con attenzione”.

Dal canto suo il Movimento 5 Stelle ritiene che fin qui l’Italia non abbia sottovalutato alcun rischio e che, al momento, sia sufficiente l’organismo di valutazione allestito presso il ministero per lo Sviluppo Economico per monitorare le nuove tecnologie.

Inutile girarci intorno. Al momento Pechino è in prima fila per quanto riguarda lo sviluppo del 5G, ed è per questo che molti Stati hanno pensato di rivolgersi al gigante asiatico per farsi costruire un network all’avanguardia. Il problema è che un’idea del genere è venuta anche a numerosi alleati degli Stati Uniti.

Washington vede Huawei, Zte e le altre aziende cinesi impegnate sul fronte 5G come fumo negli occhi, e non ha alcuna intenzione di avere a che fare con partner tecnologicamente sinizzati in un settore nazionale così delicato. L’Italia è avvisata.

Redazione a cura di Federico Giuliano per il Giornale.it

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