Carabinieri

STUPRO DI FIRENZE, MILITARI SOSPESI: “IL PRIMO DOVERE DI UN CARABINIERE È QUELLO DI ESSERE UN CITTADINO ESEMPLARE”

“È un grande dolore vedere come basti il comportamento indegno, illegittimo e immorale di un qualche carabiniere, per oscurare il lavoro che compiono giorno e notte centomila uomini. È imperdonabile, anzitutto per noi, il grave danno che stanno facendo all’Arma. Questi fatti ci feriscono nel prestigio, gravemente”. E’ quello che il generale Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma, ha confidato ai suoi dopo aver appreso delle ammissioni di uno dei due carabinieri indagati per la violenza shock denunciata a Firenze da due studentesse statunitensi Usa di 19 e 21 anni.

L’uomo, 40 anni, separato con figli, si è presentato ieri mattina negli uffici del Palazzo di giustizia, insieme con l’avvocata Cristina Menichetti di Prato ha detto che un rapporto sessuale c’è stato e che la ragazza americana “era consenziente”: “Non c’è stata nessuna violenza, quella ragazza non era ubriaca o almeno io non me ne sono accorto”, ha detto il militare.

Parole che trovano il netto rifiuto di Del Sette: il generale ricorda che l’Arma nel Paese è fatta di 4.600 stazioni e “il primo dovere di un carabiniere è quello di essere un cittadino esemplare, di agire nell’onestà morale, nella piena legalità. Se non lo fa, tradisce una scelta di servizio”. Il comando generale dell’Arma ha sospeso dal servizio in via precauzionale entrambi i carabinieri.

Ora le dichiarazioni rese durante l’interrogatorio dal militare saranno incrociate con quelle delle due ragazze, e con i primi risultati – attesi a breve – delle analisi sui campioni biologici prelevati nel luogo della presunta violenza (una studentessa sarebbe stata aggredita in ascensore, l’altra davanti alla porta dell’appartamento).

Nel faccia a faccia di due ore davanti al magistrato, il militare ha cercato di scacciare l’accusa più infamante: di aver stuprato una ragazza appena ventenne (peraltro ubriaca) sulla porta di casa, mentre il collega si sarebbe avventato sull’altra. Tutto durante l’orario di pattuglia. Il militare, tra le altre cose, ha negato che la ragazza fosse ubriaca: una versione in antitesi a quella delle giovani americane. E a quella delle loro coinquiline, che avrebbero visto una delle due crollare a terra appena entrata in casa.

Ancora nessuna mossa invece da parte dell’altro militare, quello più giovane, finito sul registro degli indagati, che di fronte ai superiori avrebbe negato qualsiasi responsabilità e anche la stessa circostanza del rapporto sessuale. La sua posizione, come quella del collega quarantenne, resta comunque critica: secondo quanto accertato, hanno agganciato le due ragazze al bar della discoteca Flo’ al piazzale Michelangelo e dopo averle convinte a farsi accompagnare a casa le avrebbero aggredite.

Adesso che il verdetto del dna si avvicina e che i campioni di liquido biologico trovati sull’ascensore e sul ballatoio della casa delle due ragazze possono raccontare meglio come sono andate le cose l’altra notte, l’indagine arriva a una svolta. Potrebbe essere anche questa la molla che ha spinto il carabiniere dai magistrati.

Inoltre ci sono venti minuti di vuoto da spiegare, quanti ne impiega la gazzella per entrare nella strada del centro in cui abitano le ragazze e per vederla uscire dalle immagini delle telecamere. “Non trovavano un taxi, era notte fonda, abbiamo dato loro un passaggio” ha raccontato il militare in procura cercando di giustificare la presenza delle due giovani sull’auto di sevizio (cosa vietata).

Per la difesa i carabinieri sarebbero stati invitati a salire nell’abitazione. Per le ragazze no: le giovani volevano congedarsi in strada, ma gli uomini in divisa avrebbero insistito per salire. Hanno parcheggiato l’auto di servizio e avvertito la centrale: “Ci fermiamo per un controllo “. Uno avrebbe sorretto una di loro che non si reggeva in piedi e l’avrebbe portata nell’ascensore: lì sarebbe avvenuto lo stupro. “Mi è saltato addosso “. L’altra violenza sarebbe invece stata sul pianerottolo davanti all’appartamento.

All’interno c’erano altre amiche che però non si sono accorte di nulla. “Non ho gridato perché era armato” ha spiegato una delle giovani. Tutto sarebbe accaduto dopo le 3 della notte e alle 4 al 113 della polizia arriva la chiamata di allarme. Di lì a poco nella casa arriva la volante della polizia e un’ambulanza del 118.

Una delle due ragazze ha riconosciuto dalle foto uno dei militari, l’altra no. Secondo le indagini della squadra mobile entrambe avevano bevuto molto, una aveva anche fumato hashish. Una, dopo la violenza che riferisce di aver subito, entra in casa e sviene. Possibile che i carabinieri non si siano accorti di niente? La condizione delle ragazze è documentata qualche ora dopo anche dai referti dei medici che le visitano all’ospedale di Torregalli e le sottopongono a esami specifici sul consumo di sostanze stupefacenti e di alcol, oltre che alla visita ginecologica. Lì si attiva il codice rosa, il percorso per i soggetti deboli oggetti di violenza e vista la condizione delle giovani viene fornita subito un’assistenza psicologica.
Gli investigatori stanno facendo verifiche anche su un altro punto molto delicato: tra i frequentatori del Flo’, la discoteca fiorentina al cui banco del bar è avvenuto l’incontro fra i due carabinieri in servizio (erano intervenuti con altre due pattuglie per una lite scoppiata alle 2 nel locale) e le giovani americane, ci sono stati altri approcci da parte di altri militari? Al momento non risultano.

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