STRAGE DI NASSIRIYA, IL GIUDICE ORDINA IL SEQUESTRO CONSERVATIVO DEI BENI DELL’EX GENERALE
E’ l’ultima drammatica puntata di quella che sarebbe dovuta essere una semplice missione di pace che invece in pochi attimi si era trasformata in una devastante giornata di guerra. Tutto succede in un attimo: alle 10:40 del 12 novembre 2003 un’autocisterna irrompe nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’Operazione Antica Babilonia (partecipano 3000 uomini, 400 dei quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri). L’autocisterna esplode all’interno della base, provocando il crollo dell’edificio principale e danneggiando la palazzina del comando. Molti mezzi militari prendono fuoco. Brucia anche il deposito delle munizioni. A terra rimangono 28 morti, dei quali 19 italiani (e fra questi dodici carabinieri). Una strage.
Stano, assolto dopo un lungo iter processuale penale, era stato invece condannato in sede civile per aver esposto i militari a un rischio che la Corte ha giudicato eccessivo. La sentenza, arrivata lo scorso anno, dopo 15 anni dal tragico attentato, aveva sottolineato che il comandante aveva “ignorato gli allarmi dell’intelligence” circa il rischio di attentati e avrebbe “sottovalutato il pericolo di una base troppo esposta”. La vicenda in sé, al di là delle responsabilità accertate dalla Cassazione, è il paradigma di un Paese che manda i soldati in guerra chiamandola “missione di pace” o “umanitaria” senza dotarli dei mezzi idonei. “Finalmente giustizia sarà fatta! Dopo questo lungo iter giudiziario, che comunque ancora non si è concluso, la domanda che resta senza risposta è sempre la stessa: per quale motivo la sentenza penale di assoluzione del generale Stano non venne impugnata dalla Procura?”, ha detto Luca Comellini, sindacalista Pdm. La domanda merita una risposta, ma è già un’altra storia. (Tiscali Notizie)