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Strage di Erba, processo da rifare per Rosa e Olindo

Diciassette anni dopo torna in aula la strage di Erba, uno dei romanzi neri popolari che più hanno spaccato l’opinione pubblica. La Corte d’Appello di Brescia richiama tutti i protagonisti della vicenda, a cominciare dagli imputati Olindo Romano e Rosa Bazzi e dai familiari delle vittime, per discutere a partire dal primo marzo dei nuovi elementi portati in tre istanze dagli avvocati dei coniugi, Fabio Schembri, Nico D’Ascola e Luisa Bordeaux, e dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser.

La giustizia finora non ha manifestato dubbi: triplo ergastolo, in ogni grado fino alla Cassazione, per gli imputati riconosciuti colpevoli per l’omicidio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio, avvenuti l’11 dicembre 2006 nella corte di Erba.

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Ora però si apre un capitolo extra perché i documenti presentati sono stati ritenuti meritevoli di un approfondimento che significa un nuovo processo con richieste di prova, dibattimento, discussione e sentenza. Prendere o lasciare per i due vicini di casa più famosi d’Italia: conferma della condanna (possibile anche una riformulazione dell’entità) o assoluzione.

Con eventuali ricorsi alla Suprema Corte possibili per entrambi gli epiloghi. La lunghezza del dibattimento dipenderà da quante richieste di prova saranno accolte dai giudici. Tutte, nessuna o alcune. Euforico Tarfusser: “È una grandissima soddisfazione professionale che mi ripaga di tutta una serie di ostacoli e angherie degli ultimi tempi. Sono contento perché vuol dire che evidentemente non ho sbagliato. Più leggo gli atti e più ci credo”.

Il riferimento è ai procedimenti disciplinari avviati contro di lui con l’accusa di avere scavalcato le gerarchie proponendo l’istanza a Brescia senza passare dai suoi capi, e dalla Procura Generale della Cassazione. Più misurata la soddisfazione di Schembri: “Siamo contenti, discuteremo per arrivare a una sentenza di assoluzione”.

La difesa punta su consulenze, testimonianze, interviste e intercettazioni ambientali interpretate dai periti. “Le consulenze – spiega – sono legate in particolare alla ricostruzione dell’omicidio di Valeria Cherubini e al distacco dell’energia elettrica e alla presenza di persone nella casa di Raffaella Castagna nel pomeriggio prima della strage”.

Da riconsiderare anche, in questa lettura, le intercettazioni ambientali sul letto d’ospedale del sopravvissuto Mario Frigerio, uno studio sull’energia elettrica nella casa dell’eccidio, la testimonianza di Abdi Kais, mai sentito dagli inquirenti, e residente nell’abitazione di Erba, che venne poi arrestato per spaccio nella zona dove avvenne l’eccidio.

Il pg ha parlato di un possibile “errore giudiziario” mettendo in discussione le macchie di sangue di Cherubini trovate sul battitacco dell’automobile di Olindo e rimproverando la mancanza di attenzione per piste alternative.

La Procura di Como aveva replicato in una nota a Tarfusser evidenziando “le confessioni di Rosa e Olindo” e le “prove certe” tra cui il ruolo di Frigerio che riconobbe negli imputati gli autori del crimine.

Nella citazione diretta a giudizio, viene indicato anche l’avvocato Manuel Gabrielli, morto il 7 gennaio 2023 a 47 anni. Non è stato l’unico ad andarsene in questo lunghi anni nei quali l’attenzione dei media non è mai diminuita. Il 16 settembre 2014 è mancato Frigerio (i figli Elena e Andrea sono parti civili), il 30 marzo dello scorso anno il carabiniere Luca Nesti, tra i primi a occuparsi della vicenda. Al momento Rosa, reclusa a Bollate, e Olindo, a Opera, non sono stati informati della novità.

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