Statali, liquidazione TFS in ritardo. Nuovo stop dalla Ragioneria di Stato: «Anticiparlo costa troppo»
La speranza dei dipendenti pubblici di ottenere la liquidazione del TFS (Trattamento di Fine Servizio) in tempi brevi e certi si è di nuovo infranta sullo scoglio dei conti pubblici. Con una nota di poche righe inviata alla Commissione Lavoro della Camera, la Ragioneria Generale dello Stato ha chiesto di fermare le proposte di legge bipartisan che miravano a ridurre da un anno a tre mesi il tempo di pagamento della prima rata del TFS, aumentandone anche l’importo da 50.000 a 63.600 euro.
Secondo i calcoli dell’INPS, la misura avrebbe un costo per il 2022 di 3,8 miliardi di euro, un aggravio dei saldi di finanza pubblica a cui, secondo la Ragioneria, non è stata associata una copertura. I tecnici del MEF hanno quindi chiesto lo stop alle proposte di legge.
Il Presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto (FDI), ha commentato: “Ho cercato di trovare una soluzione, ma l’impatto economico sui flussi di cassa è molto elevato. Cercheremo coperture, anche se l’importo necessario è decisamente importante”.
Sulla stessa linea Alfonso Colucci (M5S), primo firmatario di una delle proposte: “Prendiamo atto dei rilievi, ma il Parlamento deve intervenire. Sono somme che i dipendenti hanno versato. Darò la mia disponibilità a trovare una soluzione che rispetti i diritti dei lavoratori e le esigenze di bilancio”.
Il nodo sta nei ritardi di pagamento del TFS, pesantemente censurati mesi fa dalla Corte Costituzionale. Oggi la liquidazione arriva dopo un anno e a rate; con prepensionamenti come Quota 100 o 102 il ritardo può arrivare a 5 anni, senza interessi. Secondo i giudici ciò viola il principio di giusta retribuzione. L’INPS ha quantificato un importo medio di 82.400 euro lordi per i pensionati per vecchiaia o limiti di servizio.
Massimo Battaglia (Confsal-Unsa) ha commentato: “Ancora una volta i dipendenti pubblici sono usati come bancomat. Un’ingiustizia certificata dalla Consulta, a cui non si riesce a porre rimedio”.
Intanto è in stallo un’altra proposta in Commissione Difesa del deputato leghista Anastasio Carrà, che prevede il pagamento del TFS ai militari in un’unica soluzione (costo 800 mln). Anche qui si attende il parere del MEF, ma lo stop della Commissione Lavoro non lascia grandi speranze.
In conclusione, la richiesta di anticipare la liquidazione del TFS ai dipendenti pubblici si è scontrata con l’impatto sui conti dello Stato. Le proposte bipartisan sono state bloccate dalla Ragioneria, nonostante le censure della Corte Costituzionale sui ritardi, che arrivano fino a 5 anni. I tecnici chiedono coperture per 3,8 miliardi necessari nel 2022. Il nodo sarà trovare soluzioni economicamente sostenibili per rispettare i diritti dei lavoratori.
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