Soppressione Commissioni Mediche di Verifica, quale futuro per le Forze Armate e di Polizia. Aspettative e possibili soluzioni
L’articolo 3-bis della legge 122 del 2022 ha previsto la soppressione delle commissioni mediche di verifica operanti nell’ambito del Ministero dell’economia e delle finanze a decorrere dal 1° gennaio 2023, e il trasferimento di tutte le funzioni da esse svolte all’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).
Che cosa sono le commissioni mediche di verifica?
Le commissioni mediche di verifica sono organismi preposti alla valutazione dell’idoneità al servizio militare. La loro soppressione comporterà la sostituzione da parte dell’INPS di tutte le Commissioni Mediche di Verifica istituite (molte decentrate anche fino a livello regionale) con grave ed evidente disagio per il personale militare interessato.
Cosa succederà dopo?
Il terzo comma dell’articolo 45 della Legge 74/2022 prevede l’emanazione, entro il 31 dicembre 2022, di un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che dovrebbe indicare le regole di coordinamento e le disposizioni attuative, tra cui “le modalità di eventuale utilizzo degli immobili adibiti agli Uffici Territoriali delle Finanze”. La Road Map per il trasferimento delle competenze tra CMV del MEF e INPS è quindi ancora in fase di definizione. Ulteriori chiarimenti saranno inoltre necessari in merito alle tipologie di accertamento non esplicitate dalla Legge 74/2022, con particolare riferimento alle reversibilità ex art.1 c.41 Legge 335/1995 ed agli aggravamenti e reversibilità dei Trattamenti pensionistici di guerra.
La burocrazia e i tempi di definizione delle pratiche
Si parla molto in questi giorni del decreto ministeriale che dovrebbe definire tempi e modalità delle future pratiche sanitarie per il personale militare. In realtà, ancora non si sa nulla di certo e c’è molta preoccupazione nelle Forze Armate e di Polizia per quello che potrebbe succedere. Infatti, alla luce di quanto previsto dal legislatore, potrebbero verificarsi notevoli aggravi di costi per l’amministrazione, l’aumento della burocrazia (invece di diminuirla!), una lungaggine considerevole delle tempistiche delle cause di servizio e, non ultimo, l’aumento del disagio in capo al personale che dovrà subire ritardi nella definizione della pratica, senza contare le difficoltà logistiche per militari di raggiungere (in alcuni casi con serie problematiche sanitarie) CMO ormai accorpate a centinaia di km di distanza.
In molti hanno contattato la redazione di Infodifesa sperando che, almeno nel breve termine, il decreto mille proroghe possa intervenire per sanare, seppur momentaneamente, la problematica creatasi e avere il giusto tempo per definire il regolamento ministeriale nel migliore dei modi.
Quali aspettative
Se la decisione è basata sul risparmio di costi, certamente questi non dovrebbero essere scaricati sui militari sotto forma di ritardi e disagi. Decentralizzare e aumentare il numero delle commissioni (invece di concentrarle a livello centrale) potrebbe essere una soluzione per il nuovo Governo, ormai investito della problematica.