Soldati – 365 all’alba. Curiosità di un film cult sul servizio militare di leva
Soldati – 365 all’alba è un film del 1987 diretto da Marco Risi. L’opera tratta le vicissitudini di alcuni giovani durante il servizio militare di leva in Italia. Un lungometraggio incentrato sul tema del servizio militare e sulla vita dei soldati.Il regista aveva voluto raccontare la storia di alcuni ragazzi che, dopo aver prestato il giuramento, si trovavano a vivere in un ambiente estremamente duro e difficile, fatto di privazioni, pericoli e violenze. Attraverso le loro vicende, egli cercava di gettare luce su un aspetto poco conosciuto della nostra società.
Trama – soldati 365 all’alba
Dopo il mese di addestramento, un gruppo di ragazzi appartenenti al terzo scaglione del 1987, viene trasferito al 47º Battaglione di Pontebba, soprannominato il Fort Apache, a causa della rigida disciplina militare e il violento nonnismo presenti al suo interno, in Regione Friuli-Venezia Giulia, ai confini con l’allora Jugoslavia. Arrivati a destinazione, vengono inquadrati nella 2ª compagnia bis, comandata dal tenente Armando Fili, un fanatico della disciplina militare, ma allo stesso tempo insicuro di sé e ossessivamente geloso della giovane moglie Anna.
Il tenente viene a conoscenza che tra i soldati vi è un giovane romano, Claudio Scanna, che prima dell’arruolamento ha subito una condanna di sei mesi per rissa ed egli teme che questi possa creare problemi all’interno della caserma. Il rapporto tra i due degenera a seguito di un episodio avvenuto durante la notte precedente al congedo dell’ultimo scaglione: Scanna, precedentemente preso di mira dal “nonno” capo stecca toscano Buzzi, viene fatto oggetto di atti di nonnismo e, recatosi dal tenente per denunciare l’accaduto, trova il suo ufficio vuoto, poiché questi ha abbandonato il servizio per controllare i movimenti della moglie presso una distante festa. Scanna deciderà perciò di farsi giustizia da solo picchiando il sopracitato Buzzi.
L’accaduto costerà al soldato due mesi di consegna di rigore, ma impedirà anche all’ufficiale Fili la promozione a capitano ed il trasferimento presso un comando NATO a Udine. Il tenente, ritenendo Scanna responsabile del suo fallimento, sfogherà su di lui la sua frustrazione, aumentata anche dopo essere stato abbandonato dalla moglie, oramai insofferente alle problematiche del marito. Così, dopo quasi un anno di angherie, Fili compie un estremo tentativo per rovinare il ragazzo, sottraendogli l’arma con l’inganno durante un servizio di guardia notturno: Scanna reagisce, colpendo il tenente al volto e, quando questi gli chiede di sparargli, il soldato esplode un colpo in aria. La conseguente inchiesta disciplinare costringe Fili a una lunga licenza.
Tuttavia, l’ultima notte di servizio, la notte del congedo, mentre i soldati stanno festeggiando, la caserma viene messa in stato d’allarme e i soldati imbarcati in assetto da guerra su di un G-222 dell’aeronautica, che decolla con una destinazione ignota, ma che si intuisce essere verso i Balcani (il velivolo vira sul Mar Adriatico verso il sole nascente), ma potrebbe essere anche collegata alle operazioni della potenziale guerra in Libia del 1986, citate nelle notizie di un telegiornale a circa metà del film. Alla domanda di Scanna se si tratti di un’esercitazione, il tenente Fili, evidentemente richiamato d’urgenza al suo ruolo, abbozza un sorriso senza rispondere.
Il cast
Claudio Amendola, Massimo Dapporto, Roberto Cavosi, Agostina Belli, Alessandro Benvenuti, Antonella Ponziani, Ivo Garrani, Ugo Conti, Enrico Papa, Sandro Ghiani, Paco Reconti, Claudio Botosso. Nel cast ci sono gli esordienti Manlio Dovì (in seguito imitatore del Bagaglino) e Pietro Ghislandi, entrambi rivelatisi nell’edizione 1986/1987 di Fantastico. Angelo Cabiddu – che nel film interpreta sé stesso – lavorava come cameriere in un ristorante sardo di Roma e fu incluso “a vista” nel cast da Risi, senza audizione alcuna.
I luoghi delle riprese
A causa delle polemiche in cui era piombato il servizio militare di leva in Italia a metà degli anni ottanta, particolarmente funestato da episodi di suicidi e di nonnismo e che ispirò anche il tema del film, lo stesso Ministero della difesa, nelle sue più alte cariche dell’esercito italiano, proibì a Marco Risi l’utilizzo di strutture militari attive per la ripresa delle scene. Per tal motivo, le stesse furono quindi eseguite in vari posti diversi tra loro, anche se generalmente si lascia intendere che la storia si ambienti nella zona del Carso. La maggior parte degli interni furono girati a Roma, negli Empire Studios e nel collegio privato del Nazareno; altri interni vennero girati a Trieste, nel Civico Museo di Storia Patria.
Le difficoltà nella realizzazione
La realizzazione non fu priva di difficoltà. I produttori erano scettici e, non credendo alla riuscita di un film italiano “serio” sull’ambiente militare, desideravano un cast di comici per dare al lavoro un’impronta demenziale; sino ad allora, infatti, le pellicole che avevano trattato delle vicissitudini nel contesto del servizio militare di leva in Italia avevano sempre manifestato tale impronta: si pensi ai film musicarelli degli anni sessanta o settanta, ma anche a pellicole quali L’infermiera nella corsia dei militari, Riavanti… Marsch! o a Patroclooo!… e il soldato Camillone, grande grosso e frescone.
Ambientazione cinematografica
L’ambientazione del film non rispecchia una specifica caserma e località, ma semplicemente vuole richiamare un qualsiasi paese del Friuli, regione che fino alla fine degli anni ’80 era caratterizzata da una massiccia presenza militare in funzione difensiva verso il confine orientale, con caserme dislocate anche nei paesi più piccoli e nelle località più disagiate.
Nomi e uniformi di fantasia
Il nome del reparto – 47º Battaglione Genio Pionieri – è di pura fantasia; oltretutto l’impiego del reparto nelle manovre nonché i fregi dei copricapo, lascerebbe supporre che si tratti di un reparto di Fanteria anziché del Genio.
Per non avere problemi legali con l’autorità militare circa l’uso non autorizzato delle divise, i costumisti dotarono gli attori di uniformi dell’Esercito Italiano, ma con alcune modifiche:
- le stellette delle uniformi anziché 5 punte ne hanno 6;
- i fregi dei copricapi sono quelli della fanteria, ma senza la canna di uno dei due fucili;
- le mostreggiature ricalcano quelle della fanteria (fiamme a due punte rosse), ma sono di colore giallo (le fiamme gialle a due punte non esistono tra le mostreggiature dell’Esercito);
- il fazzoletto da collo di colore azzurro era in dotazione all’Arma delle Trasmissioni, ma è incoerente sia per un reparto del genio (qual era nella finzione il 47º Battaglione), sia per un reparto di fanteria (come parebbe essere dai fregi)
Colonna sonora
Le musiche originali del film furono scritte da Manuel De Sica, la canzone Soldati che apre e chiude il film, è invece scritta e cantata da Umberto Smaila. (In fondo all’articolo il video della colonna sonora)
Curiosità
- Prendendo spunto da questo film, verrà prodotta in seguito la serie televisiva semicomica intitolata Classe di ferro, andata in onda su Italia 1.
- I fucili in dotazione ai personaggi sono principalmente dei semi automatici M1 Garand. In alcune scene appaiono degli AR-70.
- Per questo film, Massimo Dapporto avrebbe voluto apparire come “Massimo Rapporto”, visto il personaggio che interpretava, ma non fu possibile per motivi di copyright.
- Il Tenente Fili cita l’art. 7 del regolamento di Disciplina Militare, per indicare lo stato di subordinazione del sottoposto ad un superiore, trattandosi in vero dell’articolo 5. L’articolo 7 è riferito al riconoscimento della bandiera quale simbolo della Patria.
Il commento di Claudio Amendola
“Non ci fu molto entusiasmo da parte dei veri militari, forse per ordini. Lo girammo senza il supporto delle Forze Armate. Non fu accolto bene dai militari soprattutto per la parte finale dove si descriveva una rapida partenza dei militari verso un’area di crisi, forse il Libano. Massimo Dapporto fu decisivo e mi fece molto ridere durante tutta la produzione del film ma, al contempo, non vennero meno urla e qualche cazziata che ancora risuona. Ricordo un particolare: sul film non correva buon sangue con un’altro attore che, invece, adoravo”.
Amendola ha poi raccontato di un particolare ricordo che ha del film:
C’è una cosa che non mi scorderò mai. Nella scena girata di notte, quando il treno arriva alla caserma e ci accolgono i ‘nonni’, fu la serata più fredda degli ultimi 30 anni. Noi avevamo la divisa estiva. La scena era complicata, Marco Risi era anche molto nervoso, ruppe due megafoni. Fummo costretti a stare inquadrati un paio d’ore sull’attenti. Ci beccammo un freddo assurdo, da veri militari. Fu una serata durissima.