Sindacati sul piede di guerra: “No al ritorno della polizia in stile militare”
I segretari generali dei sindacati Siap e Siulp, Giuseppe Tiani e Felice Romano, hanno espresso in una nota congiunta preoccupazione per i “rigurgiti di rimilitarizzazione” che starebbero emergendo nella Polizia di Stato.
Nella nota si ricorda come il modello di sicurezza italiano sia considerato uno dei migliori al mondo, grazie alla riforma della Polizia di Stato operata con la legge 121 del 1981. Tale legge, ancora attuale ed efficiente a 43 anni dalla sua approvazione, ha posto al centro le funzioni delle Autorità civili di pubblica sicurezza, nello spirito di smilitarizzare la polizia e ricondurla nell’ambito dell’azione amministrativa di mediazione tra interessi e diritti costituzionali.
La riforma del 1981 portò anche all’emancipazione dei diritti dei poliziotti, con l’autorizzazione a costituire sindacati liberi, autonomi e indipendenti, quale collante tra società civile e funzione di polizia.
Oggi però, secondo Tiani e Romano, si registra “un clima di restaurazione” sul fronte della funzionalità e riorganizzazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, con progetti di modifica del reclutamento e formazione del personale improntati ad un “modello militare”.
In particolare, nella nota si evidenzia che “si vuole tornare ad un modello tipo militare di formazione dei funzionari, e quindi della dirigenza, mentre si taglia in modo incosciente e sconsiderato sui ruoli intermedi, come gli ispettori che sono la colonna portante su cui poggia l’intera architettura ordinamentale e funzionale della Polizia”.
I sindacalisti parlano di un disegno per creare “un corpo composto da tanti generali e molta truppa” che impedisca contestazioni sul campo.
Siap e Siulp ribadiscono nella nota il proprio impegno per l’emancipazione dei poliziotti e l’integrazione con la società civile, in netto contrasto con i modelli militari.
Per questo, ritengono inaccettabili modifiche al reclutamento dei dirigenti su modello militare, incompatibili con una moderna polizia civile democratica. I due sindacati non resteranno silenti di fronte a scelte dirigiste che riportano a modelli superati, separando nuovamente i poliziotti dalla società.
Nella nota si ricordano gli scontri del 1° marzo 1968 a Valle Giulia, da cui nacque il dibattito che portò 13 anni dopo alla smilitarizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.
Per tali motivi, Siap e Siulp chiedono nella nota un confronto urgente con il Ministro Piantedosi e il Governo, per verificare se si tratta di tentativi conservatori dell’apparato o di una precisa volontà politica. I sindacati vigilano affinché non si torni indietro, emarginando il loro ruolo o quello delle autorità civili di pubblica sicurezza. Se necessario, sono pronti a chiedere l’appoggio dell’intera società civile.
In conclusione, Tiani e Romano ribadiscono con forza il no a qualsiasi rigurgito di rimilitarizzazione della Polizia di Stato, che rischierebbe di riportare indietro le lancette della storia, sacrificando il delicato equilibrio raggiunto tra corpo sociale e tutori dell’ordine. Il modello democratico e civile della sicurezza italiana va preservato e rafforzato, non indebolito con passi indietro.
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