Russia: nuovo attacco con droni, colpita una raffineria a Ilsky
Non si fermano gli attacchi condotti tramite droni sul territorio russo. Dopo il raid avvenuto nella notte fra martedì e mercoledì sul Cremlino, di cui Mosca accusa apertamente le forze ucraine, è stata presa di mira una raffineria a Ilsky, nella Regione di Krasnodar. Le autorità russe parlano di “origine ignota”. Facciamo il punto.
È stato spento dopo diverse ore d’intervento l’incendio scoppiato nella raffineria di petrolio russa a Ilsky, nella regione meridionale di Krasnodar. L’area, stando alla ricostruzione fornita dal servizio stampa del ministero regionale delle Situazioni di emergenza, è stata colpita nella notte da un attacco con droni.
Attacco alla raffineria di Ilsky: cosa è successo
Un serbatoio con prodotti petroliferi aveva preso fuoco nella raffineria dopo l’attacco. Nelle operazioni di soccorso sono state coinvolte 167 persone e 39 mezzi. La Ilsky Oil Refinery, vicino al porto di Novorossysk, svolge attività per il ricevimento, lo stoccaggio, la lavorazione di materie prime di idrocarburi, nonché la spedizione di prodotti finiti su strada e su rotaia. La Regione si affaccia sul Mar Nero ed è relativamente vicina alle aree di combattimento in Ucraina, in particolare agli oblast orientali di Donetsk e Lugansk.
Raid sul Cremlino: timori cinesi per una possibile escalation
Il nuovo episodio arriva dopo che le autorità russe hanno denunciato, divulgando le relative immagini, un attacco condotto mercoledì con due droni contro il Cremlino, la sede della presidenza moscovita. L’operazione, i cui contorni sono ancora tutti da chiarire, è stata seguita nelle scorse ore da un’ondata di raid russi in varie zone dell’Ucraina, compresa la capitale Kiev e l’area di Zaporizhzhia, particolarmente sott’osservazione per la presenza di una centrale nucleare.
Dopo l’attacco con droni sul Cremlino, che Mosca ha attribuito a Kiev, Pechino ha invitato le parti a evitare l’escalation. “Le parti dovrebbero evitare azioni che potrebbero portare a un’ulteriore escalation“, ha ammonito il ministero degli Esteri cinese. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha dichiarato che gli Usa “non posso confermare in nessuno modo” quanto accaduto a Mosca. “Noi – ha aggiunto a un evento del Washington Post – semplicemente non sappiamo”. “Vedremo quali sono i fatti. È davvero difficile commentare o fare ipotesi su questo senza realmente conoscere i fatti“.
Aumentano le incursioni di Kiev, che non rivendica
L’attacco a Mosca e il raid a Ilsky sono solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di sabotaggi e operazioni in territorio russo. Le autorità di Kiev generalmente non rivendicano apertamente questo genere di operazioni, non hanno nemmeno rivendicato ufficialmente l’attacco al ponte di Kerch – in Crimea – colpito a ottobre 2022. Un’assunzione di responsabilità ufficiale non sarebbe coerente con la funzione difensiva delle armi che Kiev ha ricevuto nel corso dell’ultimo anno dai partner occidentali. Ciononostante, i russi hanno denunciato decine di ‘incendi’ e danni a infrastrutture energetiche e militari sul loro territorio negli ultimi mesi. A dicembre scorso sono stati colpiti aerodromi e basi molto in profondità oltre le frontiere russo-ucraine, ad esempio nelle aree di Kursk e Saratov (sul Volga, a quasi 700 chilometri dal confine condiviso, ndr). A giugno un’altra raffineria russa, la Novoshakhtinsk nella regione di Rostov, sempre al confine con l’Ucraina, era stata costretta a sospendere le operazioni dopo l’attacco di due droni.
Il caso del Cremlino, Isw: “Ipotesi false flag”
Vale la pena ricordare, però, che l’area governativa di Mosca – dove si trova il Cremlino – dovrebbe essere letteralmente il punto maggiormente difeso dell’intero territorio russo. Per l’Institute for the Study of War (ISW), un think tank statunitense con sede a Washington, la Russia potrebbe aver orchestrato l’attacco dei droni contro il Cremlino per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della guerra in Ucraina, creando le condizioni per una più ampia mobilitazione sociale. Si tratterebbe quindi di una ‘false flag‘, un’operazione organizzata dagli apparati russi per far ricadere la colpa su Kiev. A insospettire l’Isw c’è il fatto che erano appena state rafforzate le capacità di difesa aerea su Mosca con i missili antiaerei Pantsir e si ritiene quindi “altamente improbabile” che droni possano aver eludere questi sistemi per poi essere abbattuti proprio sopra il Cremlino.
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