Editoriale

Rinnovo contrattuale. Risorse esigue a discapito della classe debole delle Forze Armate mentre Guerini tace condiscendente

Il rinnovo contrattuale per il personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare è ufficialmente partito. Le Organizzazioni Sindacali e le Rappresentanze Militari (Co.Ce.R.) stanno discutendone con il ministro della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone.

Secondo quanto emerso dai vari comunicati stampa sia del Co.Ce.R. che dei Sindacati – insieme in questa battaglia – una cosa è chiara: le risorse sono poche. Esigue per garantire un adeguato aumento stipendiale per le donne e gli uomini del Comparto Difesa e Sicurezza.

Il personale militare, insieme alle forze di Polizia, è in piena attività sia per contrastare l’impennata dei contagi da Covid-19 sia per riportare l’ordine nelle città prese d’assalto da facinorosi che stanno mettendo a ferro e fuoco il nostro Paese.

Coloro i quali battono ogni angolo della nostra nazione incarnano la classe più debole del Comparto Difesa e Sicurezza. Sono quello zoccolo duro sul quale si erge la piramide delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare. Si tratta perlopiù di Volontari in ferma, di Graduati, di Appuntati. La cosiddetta base, elemento portante del sistema Difesa. Quelli che si “sporcano” le mani e senza i quali l’Italia non potrebbe far fronte ai problemi che la attanagliano. Sono coloro che invochiamo quando chiediamo aiuto.

Ed è per la maggior parte di loro che deve essere portato a compimento nel migliore dei modi il rinnovo contrattuale economico. La maggioranza dei percettori sono loro.

Animati da spirito di servizio e di giustizia, abbiamo contattato chi li rappresenta e chi fa sentire la loro voce sui tavoli concertativi, per capire come intendono premiare questo enorme sacrificio e soprattutto se il Governo sta facendo in modo di premiarli.

Le risposte, però, sono difficili da ottenere. I loro rappresentanti sono chiusi a riccio. Non di certo per mancanza di voglia di lavorare, anzi. Sono chiusi in un mutismo rabbioso. Qualcuno sibila frasi di sconforto, mentre altre frasi di stupore mista a delusione.

Qualcuno si sbottona e parla dei mancati riconoscimenti sulla specificità del comparto. Il Governo non l’ha valutata, non l’ha premiata. Chiedono il giusto rispetto. Il giusto riconoscimento economico e normativo fermo da tanti anni. Le idee ci sono e anche tante.

Purtroppo, il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini non pensa a loro, bensì agli investimenti, mentre il Ministro degli Interni, Luciana Lamorgese banchetta al tavolo del Consiglio dei ministri.

Viene da chiedersi: dove vuole andare Guerini? Ha adottato la politica del silenzio, il suo predecessore forse ha urlato troppo il bisogno della gente che si sporca di fango. Un giusto modo per farla tacere è stato quello di eliminarla definitivamente dallo scenario politico, scegliendo qualcuno che abbassasse i toni e che rimettesse il Ministero della Difesa dentro una bolla di vetro.

Non si osa chiedere rispetto per le donne e gli uomini delle Forze Armate. Basti pensare che ancora timidamente si avanzano richieste per le ore di lavoro straordinario per i nostri ragazzi impegnati nell’operazione “Strade Sicure”, mentre Lamorgese mette le mani sul Decreto Ristori facendo stanziare i giusti compensi per i “suoi” che operano per le strade del Paese.

Insomma, delle due l’una: o Guerini si è dimenticato che il Ministero è fatto di donne e uomini che hanno una vita, una famiglia e dei figli, oppure deve dar conto se solo osa alzare la voce.

La specificità di un Comparto resta solo una chimera, un contenitore vuoto che rischia di rendere usurante un lavoro che già lo è di per sé. Qualche buontempone della Difesa mette i puntini sulle “i” dicendo timidamente che bisognerà agire sulla disciplina e sullo status giuridico. Insomma, cosa si vuole chiedere ancora al personale?

Non ci resta che sperare che Guerini e Conte facciano il loro, mettendo su quel tavolo della concertazione il giusto riconoscimento per i nostri angeli in divisa senza tralasciare le loro famiglie e i loro figli che portano anch’essi la croce del giuramento che i militari hanno prestato.

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