RECORD DI “GENI” AL CONCORSO DI POLIZIA. IDONEI TUTTI CAMPANI COME LA SOCIETA’ CHE HA PREPARATO I QUIZ
(di Silvia Mancinelli) – Centonovantaquattro geni capaci di passare la prova scritta senza neanche un errore. Una banca dati mai resa pubblica, quesiti non sorteggiati, carte d’identità in bella vista sui banchi, doppia soglia di sbarramento. Ma soprattutto un record di vincitori, la maggior parte dei quali nati e cresciuti nella stessa regione Campania dove ha sede la ditta a cui è stato commissionato dal Ministero dell’Interno l’appalto per la predisposizione dei quiz preselettivi.
Nel concorso per il reclutamento di 559 agenti nella Polizia di Stato tante cose non tornano, e mentre la Procura di Roma è al lavoro per lo scandalo del concorso della Penitenziaria con 88 persone indagate per truffa, i giovani partecipanti già hanno creato gruppi facebook per promuovere e aderire a un ricorso collettivo. Tutto il materiale è sul tavolo del numero uno dell’anticorruzione Raffaele Cantone. A lui e al Ministro dell’Interno Agelino Alfano ha scritto il sindacato Autonomi di Polizia su segnalazione dell’organizzazione «Militari in congedo». «Ci sono state segnalate anomalie immediatamente dopo l’uscita della graduatoria di merito, pubblicata sul sito della Polizia di Stato, riguardante i risultati della prova scritta del concorso svoltosi il 4, 5 e 6 maggio scorsi – spiega Ruggero Strano, segretario nazionale AdP – Nonostante non fosse stata resa pubblica la banca dati su cui allenarsi per prepararsi alla prova scritta, ci si è trovati di fronte a un alto numero di ragazzi che hanno superato la stessa prova senza commettere alcun errore».
Preparatisssimi o semplicemente furbi? A lasciar spazio alla seconda ipotesi proprio la mancata pubblicazione dei quesiti che solitamente avviene diverso tempo prima rispetto alla prova vera e propria, scelta tra i quesiti proposti come allenamento. Nonostante questa «svista», 194 candidati non hanno sbagliato nemmeno una delle ottanta risposte, 134 hanno commesso un solo errore e 93 ne hanno sbagliate appena due volte. Roba da scienziati, considerate soprattutto le domande «dubbie, poste male e facilmente soggette a fraintendimenti», come le descrive l’avvocato Francesco Leone che, insieme alla collega Simona Fell, sta preparando il ricorso collettivo al Tar Lazio per chiedere l’ammissione dei concorrenti alla fase successiva del concorso (le visite mediche). Il termine per aderire, viste anche le continue richieste anche a distanza di un mese dalla prova, è stato prorogato al 13 giugno ed è aperto a quanti abbiano ottenuto un punteggio non inferiore ai 6/10. «Sui social network è in atto un vero e proprio tam-tam tra i giovani partecipanti – aggiunge Strano – che, analizzati i nominativi dei vincitori, sono rimasti sconvolti per la loro esclusiva provenienza geografica.
In particolare la maggioranza, se non la totalità degli idonei, vengono tutti dalla Campania, regione in cui ha sede la ditta che prepara la banca dati utilizzata per la somministrazione dei quiz. Tutto questo ovviamente contribuisce a creare un clima di sfiducia tra tutti quei ragazzi che, vogliosi di poter indossare l’onorata divisa della Polizia di Stato, si sono trovati di fronte a una graduatoria pressoché anomala in considerazione del fatto che in analoghi concorsi sempre banditi dalla Polizia di Stato, dove non è stata resa pubblica la banca dati, non si sono mai raggiunti risultati così alti. Al fine di poter chiarire se non ci siano state anomalie nella prova concorsuale, chiediamo un immediato intervento volto ad accertare se le accuse mosse dal “Movimento Militari in Congedo” siano fondate. Se Cantone e Alfano non risponderanno alla nostra lettera, organizzeremo una manifestazione».