QUANDO LA SCUOLA DIMENTICA LA PATRIA: PROF CONTRO I BERSAGLIERI NELLE AULE
(di Col. (ris.) della Guardia di Finanza Dott. Sergio De Santis)
LA CONVENZIONE TRA MIM E ASSOCIAZIONE NAZIONALE BERSAGLIERI
Ancora una volta leggiamo di situazioni di intolleranza, di mancanza di rispetto verso i simboli dell’Italia, siano essi costituiti da una fascia tricolore da Primo Cittadino, che da persone in carne ed ossa che hanno vestito o vestono una divisa. Solo pochi giorni fa abbiamo sottolineato l’incredibile vicenda della neo Sindaco di Merano, che si toglie precipitosamente la fascia tricolore da Primo Cittadino, quasi le scottasse addosso o, peggio, la nauseasse.
Oggi siamo informati di una lettera di un gruppo di docenti del Liceo Scientifico Statale “Bramante” di Magenta, che scrivono al Ministro dell’Istruzione e del Merito – MIM – Giuseppe Valditara, per contestare il protocollo d’intesa che prevede che l’Associazione Nazionale Bersaglieri – che per capirci meglio sono coloro che hanno speso la loro vita o parte di essa all’interno di questa Arma dell’Esercito Italiano e che ora da pensionati, ma anche in servizio attivo, si distinguono assieme alle altre associazioni d’Arma nel prodigarsi per attività sociali in aiuto alla collettività locale – possano portare le loro esperienze di servizio, spesso di protezione civile, ma soprattutto di poter parlare di quei valori irrinunciabili come la democrazia, la libertà, il rispetto della Costituzione e delle patrie leggi, agli studenti delle nostre scuole.
LA POLEMICA DEI DOCENTI
Quindi niente Rambo, niente facinorosi, nessuna chiamata alle armi, ma solo l’intento di spiegare ai nostri giovani la storia risorgimentale, l’Unità d’Italia, il Tricolore, l’Inno Nazionale, il rispetto per lo Stato, per i caduti di tutte le guerre, l’amor di Patria e il raccontare di come si è servito il proprio paese per mantenere la pace in tante missioni di peace keeping decise dalle Nazioni Unite, o aver spalato fango e macerie in occasione di alluvioni o terremoti.
Eppure, ai (si spera) pochi professori di Magenta, ciò è sembrato sconveniente, perché comunque assieme ai tanti spunti appena descritti, probabilmente ci sarebbe stato un passaggio anche sull’obbedienza – evidentemente diventata causa di tutti i mali (sic!) e che per la militarità rappresenta invece un elemento positivo ed imprescindibile – e forse sull’uso delle armi, fa nulla se queste servono a difendere sé stessi e la popolazione italiana da eventuali aggressioni esterne.
LE RICORRENZE E LA TRADIZIONE
La cosa più grave è che il tutto accade in una città, Magenta, che ha una tradizione secolare con i nostri amati bersaglieri, e proprio in prossimità del 2 giugno, festa della Repubblica, e del 4 giugno, ricordo della battaglia di Magenta, avvenuta appunto il 4 giugno 1859, nel corso della Seconda Guerra di Indipendenza tra i soldati asburgici e l’esercito franco piemontese, che portò alla liberazione di Milano e nella quale furono impiegati anche i reggimenti dei bersaglieri.
Cosa altro aggiungere, se non che non si possono condividere queste prese di posizione da parte di alcuni docenti, evidentemente confusi, o peggio all’oscuro di quelle che sono e che fanno le Associazioni d’Arma come quella dei Bersaglieri, ma anche quella degli Alpini, dei Carabinieri, dei Finanzieri, dei Granatieri, dei Marinai, degli Aviatori, dei Poliziotti e di tutte le associazioni che rappresentano gli italiani in divisa di ieri, di oggi e di domani, e che non meritano un simile oltraggio. Per tutto questo, da più voci si è chiesto un intervento del nostro Presidente della Repubblica.
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