POLIZIOTTO IN SERVIZIO MINACCIATO DI MORTE PUBBLICAMENTE, LA PROCURA ARCHIVIA PER “TENUITA DEL FATTO”
Una singolare vicenda giudiziaria a Salerno, che agita non solo e non tanto i dipendenti coinvolti, quanto risulta avvilente per tutti coloro i quali, venuti a conoscenza dell’episodio, si interrogano sulla propria attività di poliziotti e sulla tutela che vorrebbero garantisse loro lo Stato – e in particolare la dirigenza della Polizia di Stato – in quell’espletamento. E’ questo l’incipit di una lettera inviata dal Segretario Generale Nazionale del Sindacato di Polizia “Lo Scudo”, Pietro Taccogna al Capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli
“Le sintetizzo più possibile la descrizione cronologica degli eventi:
– il 7 luglio 2017, sul lungomare di Battipaglia (SA) era stato predisposto un servizio di Ordine Pubblico per il quale una ordinanza prefettizia prevedeva la chiusura temporanea del traffico veicolare per il passaggio di una tappa del Giro d’Italia di ciclismo. Questo servizio era coordinato dal Dirigente il Commissariato P.S. di Battipaglia, dr.ssa Acconcia, che si avvaleva del personale di quell’Ufficio e di altre Forze. Nel corso del servizio, il gestore di uno stabilimento balneare, contrariato a suo dire dal non essere stato preventivamente informato del blocco del traffico, in un crescendo di termini offensivi contro il personale della Polizia di Stato intervenuto, prima per condurlo a una condotta più rispettosa poi per identificarlo, non solo si rifiutava di fornire le proprie generalità, assumendo atteggiamenti sempre più aggressivi ma, mentre veniva allontanato da alcuni conoscenti, gridava frasi minacciose di morte nei confronti di un Sovr.te Capo, Pierangelo Marra, intervenuto a sostegno del citato dirigente. Quel cittadino veniva, quindi, successivamente denunciato all’A.G. per i reati commessi in quel frangente.
– Ebbene, con grande sorpresa e non poca amarezza da parte del personale del Commissariato, il P.M. chiedeva l’archiviazione delle accuse più gravi nel procedimento penale contro l’autore dei fatti, valutata la “particolare tenuità” (dal danno patrimoniale?).
A ciò aggiungeva anche quella che veniva avvertita come una vera “beffa”, disponendo che il personale dello stesso Commissariato di Battipaglia notificasse all’interessato quella richiesta di archiviazione.
– Questa decisione veniva avvertita come una insostenibile mancanza di “visione” di quelle che sarebbero state le conseguenze sia per il morale del personale della Polizia di Stato sia per l’ambiente cittadino, immediatamente ricettivo di questo provvedimento che intaccava il rispetto per la funzione della Polizia e, più in generale, per i tutori dell’ordine.
– Per questo, il citato Sovr.te Capo Pierangelo Marra, profondamente convinto che non si dovesse subire passivamente quella che sentiva come una mortificazione per tutta la Polizia, avviava una legittima azione volta a ottenere che, a quella richiesta di archiviazione, i vertici della Questura di Salerno opponessero le ragioni suindicate, presentando – vista l’inerzia registrata – una propria richiesta di opposizione, facendola inoltrare per le giuste vie gerarchiche alla Questura di Salerno.
– A questo punto la vicenda assume contorni indefinibili: la Questura di Salerno inoltrava all’Avvocatura di Stato, a nostro parere incompetente sulla questione, una non meglio specificata richiesta di “parere” di fattibilità di opposizione, alla quale la stessa Avvocatura rispondeva – appunto – di non essere competente in quel procedimento, indicando la corretta procedura, salvo auspicare che l’opposizione venisse proposta direttamente e personalmente dal Sovr.te Capo Marra, perché “di detta opposizione beneficerebbe anche codesta Pubblica Amministrazione”. Ci sia consentito esprimere la nostra “perplessità” …
Quale sia stata la conclusione alla quale è giunto il vertice della Questura di Salerno e il G.I.P. al quale è stata inoltrata la richiesta di archiviazione, al momento non è dato sapere ma, dati i termini di scadenza, dobbiamo ritenere che quel cittadino, che pure ha pubblicamente gridato frasi offensive e minacce gravi nei confronti del personale della Polizia di Stato che stava eseguendo un ordine dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, possa tranquillamente affermare che queste condotte non sono punite perché così ha valutato l’Autorità Giudiziaria, seppur nel rispetto dei limiti della Legge.
Perché Le scrivo ciò? Non certo per chiederLe di intervenire su questa singola vicenda, per quanto questa sia emblematica, ma per auspicare un Suo autorevole spunto di riflessione su quanto episodi come quello qui descritto siano umilianti e spengano ogni necessario “entusiasmo” nelle donne e negli uomini che indossano una uniforme e che con questo onere (e onore) rappresentano, pur tra mille difficoltà e sacrifici, lo Stato italiano.”