POLIZIA: TELECAMERE SULLA DIVISA PER REGISTRARE GLI SCONTRI. SPERIMENTAZIONE A ROMA E MILANO
Per
ora si tratta solo di un esperimento di sei mesi nelle due città, Roma e
Milano, dove più frequentemente si tengono cortei. Ma se dovesse poi funzionare
l’elenco dei luoghi dove utilizzarlo potrebbe allungarsi.
ora si tratta solo di un esperimento di sei mesi nelle due città, Roma e
Milano, dove più frequentemente si tengono cortei. Ma se dovesse poi funzionare
l’elenco dei luoghi dove utilizzarlo potrebbe allungarsi.
Stiamo parlando di un
novità importante, dopo le polemiche di queste settimane per gli scontri nei
cortei e i problemi di ordine pubblico durante la finale di Coppa Italia,
che riguarda i reparti mobili della polizia:l’utilizzo di telecamere montate
sulla divisa dei poliziotti che svolgono servizio servizio d’ordine pubblico.
Il via alla sperimentazione, come spiega sul Corriere Fiorenza Sarzanini, lo ha
dato il Viminale e potrebbe essere operativo il prossimo sabato quando nella
Capitale arriveranno i movimenti che chiedono la tutela dei beni comuni e
protestano contro le privatizzazioni.
novità importante, dopo le polemiche di queste settimane per gli scontri nei
cortei e i problemi di ordine pubblico durante la finale di Coppa Italia,
che riguarda i reparti mobili della polizia:l’utilizzo di telecamere montate
sulla divisa dei poliziotti che svolgono servizio servizio d’ordine pubblico.
Il via alla sperimentazione, come spiega sul Corriere Fiorenza Sarzanini, lo ha
dato il Viminale e potrebbe essere operativo il prossimo sabato quando nella
Capitale arriveranno i movimenti che chiedono la tutela dei beni comuni e
protestano contro le privatizzazioni.
Come funziona La telecamera viene agganciata alla divisa
dell’agente, lo strumento si attiva ogni volta che si interviene. Saranno –
spiega Sarzanini – i capisquadra dei reparti mobili a tenere il dispositivo
elettronico. Ogni caposquadra governa un gruppo di dieci agenti quindi le
riprese riguarderanno almeno 1500 uomini. Gli apparecchi hanno una tecnologia
digitale e riversano il materiale in un server protetto che però dovrà essere
messo a disposizione della magistratura in caso di incidenti o per
l’accertamento di altri possibili reati sia da parte dei manifestanti, sia da
parte dei poliziotti.
dell’agente, lo strumento si attiva ogni volta che si interviene. Saranno –
spiega Sarzanini – i capisquadra dei reparti mobili a tenere il dispositivo
elettronico. Ogni caposquadra governa un gruppo di dieci agenti quindi le
riprese riguarderanno almeno 1500 uomini. Gli apparecchi hanno una tecnologia
digitale e riversano il materiale in un server protetto che però dovrà essere
messo a disposizione della magistratura in caso di incidenti o per
l’accertamento di altri possibili reati sia da parte dei manifestanti, sia da
parte dei poliziotti.
Niente numero identificativo Pare dunque accantonata l’idea, proposta da molti, di inserire
un numero sul casco del poliziotto per identificarne l’identità. Una decisione
che il capo della polizia Pansa sempre al Corriere spiega così: “Questo
meccanismo regolamentare un volta che sarà approvato sarà chiaro a tutti. Sia
coloro che manifestano, sia coloro che esercitano le attività. A quel punto il
tema dell’identificativo nell’ordine pubblico non avrà ragion d’essere “.
un numero sul casco del poliziotto per identificarne l’identità. Una decisione
che il capo della polizia Pansa sempre al Corriere spiega così: “Questo
meccanismo regolamentare un volta che sarà approvato sarà chiaro a tutti. Sia
coloro che manifestano, sia coloro che esercitano le attività. A quel punto il
tema dell’identificativo nell’ordine pubblico non avrà ragion d’essere “.