Polizia, i tagli non si arrestano. Nel mirino del governo ancora le forze dell’ordine
Ci mancava soltanto questa. Poche righe riportate all’interno del piano Cottarelli, dal nome del Commissario alla revisione della spesa pubblica, ma ripetute più volte nelle pieghe del documento. E inserite nei capitoli d’intervento che riguardano almeno quattro ministeri: Economia, Interno, Difesa, Politiche agricole. L’obiettivo è sempre lo stesso, ovvero agire sulle forze dell’ordine. In ciascuno di questi casi Cottarelli usa il termine “coordinamento”, ma in uno compare anche l’espressione “riduzione organici”. Tanto basta per mettere in allarme un settore che tra Carabinieri, Finanzieri, Polizia e Vigili del fuoco è già stato dilaniato da tagli di ogni tipo. Ma tant’è. C’è da dire che il documento predisposto dall’economista che viene dal Fondo monetario internazionale utilizza parole vaghe, che possono prestarsi a diverse interpretazioni circa gli esiti finali. Ma è ovvio che, trattandosi di carte intitolate “Programma di lavoro del Commissario straordinario per la revisione delle spesa pubblica”, almeno una razionalizzazione sia in programma. Fumo negli occhi, per categorie che pensavano di aver già dato e che invece si ritrovano al centro di possibili tagli.
IL PIANO
Per ogni centro istituzionale Cottarelli ha intenzione di costituire un gruppo di lavoro. Per esempio sul ministero dell’economia, per il quale il documento parla tra le altre cose di “coordinamento funzionamento guardia di finanza con altri corpi (polizia, carabinieri, forestali)”. Nel capitolo relativo al ministero dell’interno ci sono un paragrafo intitolato “Polizia di stato (coordinamento con carabinieri, Gdf, forestali)” e un altro che in modo molto secco fa riferimento ai “Vigili del fuoco”. Ancora, per ciò che concerne il dicastero della Difesa si parla testualmente di “coordinamento con altre forze per riduzione organici e immobili (Polizia, Guardia di finanza)”. Infine, nel passaggio dedicato al ministero della Politiche agricole, si fa riferimento a un “coordinamento tra: Corpo forestale dello stato, Carabinieri, Polizia, Gdf”. Per carità, coordinare non vuol dire automaticamente tagliare. Ma visti i precedenti nessuno si fida più. Anzi, il fatto che in un passaggio si parli di “riduzione organici” non fa certo dormire sonni tranquilli.
LA SITUAZIONE
Anche perché, visti i precedenti, la questione è sin troppo chiara. Si prendano le Fiamme Gialle. Su una pianta organica di 68.100 finanzieri, oggi quelli effettivamente in servizio sono 60.500, con la prospettiva però di scendere a 56 mila nel 2016. E questo in virtù di norme passate che stanno ancora dispiegando i loro effetti. Canovaccio simile per quanto riguarda i Carabinieri. Su una pianta organica di 118 mila unità, gli effettivi sono 105.400, con la prospettiva anche qui di scendere a 103 mila nel 2016. La Polizia di Stato, dal canto suo, sulla carta avrebbe un organico di 110 mila unità, a fronte del quale quello effettivo è ormai sceso sotto i 95 mila uomini. E per finire i Vigili del Fuoco, che su un organico di 35 mila unità presentano una dotazione effettiva di 31.600 persone. Insomma, in una situazione di questo tipo è immaginabile agire con altri tagli? Anche perché, forse avendo contezza di alcuni contenuti del piano Cottarelli, due giorni fa è stato lo stesso capo della Polizia, Alessandro Pansa, a lanciare l’allarme sull’insostenibilità di qualsiasi altro intervento. Per Pansa “non è pensabile che noi possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo qualche anno fa, con 15 mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno. E con la riduzione delle risorse”. La conseguenza è che “in questo momento noi stiamo offrendo un servizio di sicurezza inferiore al passato”. Una conclusione forte, inequivocabile, che con ogni probabilità il capo della Polizia ha deciso di chiarire anche in vista degli obiettivi e dei possibili esiti del piano messo a punto nei giorni scorsi da Cottarelli e dal ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni. Il tutto in un contesto in cui poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco non ne vogliono sapere di dare l’ennesimo contributo che di fatto si ripercuote su tutti gli altri cittadini.
COMPARTO SICUREZZA A PEZZI. INDIGNANO LE PAGHE DA FAME
Poliziotti, guardie carcerarie, forestali e vigili del fuoco. Tutti indistintamente finiti in un girone dantesco fatto di blocco degli stipendi, modello sicurezza non più adeguato, carriere senza riordino e tagli a non finire, con l’ennesima sforbiciata agli straordinari e alle assunzioni decretata dall’ultima legge di stabilità. Il tutto in un settore che vede l’età media dei poliziotti attestata sui 45 anni. Esito scontato, se ai vari corpi viene da tempo inibita la possibilità di assumere e di favorire quel ricambio generazionale che al livello operativo e sarebbe importante.
PENSIONI RIDICOLE
Senza contare che particolare ansia viene creata agli operatori del comparto sicurezza dalla situazione delle pensioni. Con la riforma varata dal Governo Dini, un giovane poliziotto di oggi diventerà il pensionato di domani da 700 euro al mese. Verrà in pratica costretto a una vecchiaia da barbone. Determinante per le forze dell’ordine diventa così la previdenza complementare. O si integra la pensione prevista o chi oggi ha uno stipendio da fame poi finirà per fare la fame vera.
STIPENDI RIDICOLI
Per non parlare dei compensi. I poliziotti hanno uno stipendio medio di 1.300 euro. A chi va peggio si ferma ai 1.200 e chi riesce ad arrotondare con straordinati e trasferte arriva a 1.500. Ma proprio sugli extra da lungo tempo è esploso il dramma. Gli straordinari non arrivano, le indennità sono state bloccate, idem le missioni. La conseguenza è che, per evitare che si blocchino indagini, in tanti si trovano costretti a lavorare di più e a farlo gratis. Un lavoro che si fa per amore, dicono in molti. Ma se la pancia resta vuota non c’è alla fine passione che tenga. Gli stipendi delle forze dell’ordine sono stati ridotti all’osso. In quelle condizioni si fa fatica a mantenere una famiglia, tanto che non manca il ricorso alla colletta, con colleghi più anziani che si tassano di 20-30 euro per dare un piccolo aiuto ai i più giovani.
di Stefano Sansonetti per la Notizia.it