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POLIZIA: «GLI 80 EURO SONO UN BLUFF». PRONTI A SCENDERE IN PIAZZA SENZA I MILITARI

(di
Luca Marco Comellini) – II ministro della Difesa Roberta Pinotti ieri ha
incontrato il Cocer Interforze
 e
immediatamente alcuni membri dell’organo di rappresentanza dei militari sono
scattati dritti sull’attenti, pronti ad applaudire la loro ministra. Infatti,
come da copione, al termine del fugace rapporto con la ministra non sono
mancate le dichiarazioni del tipo: «soddisfazione per la vivace e intensa
attività del ministro Pinotti che ha riconosciuto le istanze del personale».

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Mentre
nelle aule parlamentari si avvia a conclusione l’iter per l’approvazione della
legge di stabilità per il 2016
 con
tutti quegli provvedimenti di natura economica e organizzativa che hanno
costretto alla protesta anche le organizzazioni sindacali delle forze di
polizia più vicine alle posizioni dell’esecutivo, i rappresentanti (?) dei
militari Marco Cicala (AM), Antonello Ciavarelli (MM), Alfio Messina (AM) e
Antonsergio Belfiori (AM) con una nota affidata elle agenzie di stampa al
termine dell’incontro hanno applaudito la ministra dichiarando che «la
crescente attenzione nei riguardi del personale si sta palesando con
provvedimenti importanti quali gli 80 euro, riordino delle carriere
reintroducendo il principio dell’equiordinazione tra forze armate e di polizia,
primi segnali di concertazione con 74 milioni di euro dedicati e incremento
percentuale delle risorse sul fondo efficienza«. Insomma, per i coceristi va
tutto bene e il loro futuro è roseo.
Di
diverso avviso sono i Sindacati di polizia della Consulta Sicurezza
 (Sap, Sapp, Sapaf, Conapo, Coisp e Consap) in
rappresentanza del personale della Polizia di Stato, della Polizia
penitenziaria, del Corpo Forestale e dei Vigili del Fuoco che hanno definito
gli 80 euro «un bluff per eludere il rinnovo del contratto». I segretari
generali dei sindacati Gianni Tonelli, Donato Capece, Marco Moroni, Antonio
Brizzi, Franco Maccari e Giorgio Innocenzi all’unisono hanno dichiarato che
«l’emendamento presentato dal Governo con il quale si attribuisce il beneficio
economico “una tantum” di 960 euro annui, pari ad 80 euro mensili, è
assolutamente insoddisfacente, soprattutto se tali somme non fossero appostate
stabilmente nelle nostre retribuzioni» convinti che «questo è unicamente un
modo per eludere l’obbligo specifico di rinnovare il contratto nazionale di
lavoro che avrebbe dovuto avere valore dalla data di pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale della sentenza della Corte Costituzionale, ossia dal 28
luglio 2015, sentenza con la quale era stata dichiarata la illegittimità del
blocco dei contratti di lavoro per il pubblico impiego».
«La
somma di 960 euro – dicono i sindacati – non deve essere postata unicamente per
eludere un obbligo ben preciso,
 una
somma “una tantum” che vale solo per il 2016, che non è strutturabile nè
pensionabile, nè liquidabile. Se con le stesse risorse stanziate per il bonus
da 80 euro si andasse a stipulare un normale contratto, in cui necessariamente
verrebbe finanziata anche la parte normativa e gli aumenti sull’accessorio, al
netto delle trattenute verrebbero corrisposti neppure 30 euro netti mensili per
poliziotti, penitenziari, forestali e vigili del fuoco».

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Anche i rappresentanti sindacali del Siulp, Siap-Anfp, Silp Cgil, Ugl polizia e Uil
polizia
 che nelle scorse
settimane avevano cercato un dialogo con il Governo, evitando quindi di
scendere in piazza, si sono dichiarati «pronti alla protesta se non si modifica
l’emendamento alla Legge di stabilità che stanzia gli 80 euro alle forze
dell’ordine e non si inseriscono risorse per il riordino delle carriere» e pur
apprezzando gli annunci del premier Renzi che ha promesso di rendere
strutturale gli 80 euro mensili – misura che attualmente è prevista solo per il
2016 e non è pensionabile -, senza mezzi termini hanno definito il “bonus” «un
espediente per barattare lo schiacciamento della dignità delle donne e degli
uomini della sicurezza». Sulla questione relativa al riordino delle carriere,
messa nero su bianco come principio di delega nella legge Madia, i sindacati si
sono appellati al presidente Renzi affinché intervenga «per lo stanziamento
delle risorse».

Così,
mentre i sindacati delle Forze di polizia sembrano ricompattarsi su un unico
fronte e minacciano di essere pronti a scendere in piazza
 per tutelare gli interessi dei loro iscritti, i membri
del Cocer, che – occorre ricordare – sono pur sempre parte di un organismo
interno all’amministrazione militare e quindi da quest’ultima dipendenti per
ogni esigenza, attività e decisione, continuano a chiedere di incontrare il
Capo di stato maggiore delle forze armate per poter «esercitare la propria
delega rappresentativa». Intanto nelle caserme militari il malcontento
e la voglia di sindacato crescono in modo vertiginoso.  

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