Pensioni

Pensioni, Ocse: “In Italia giovani ci andranno a 71 anni”

I giovani italiani che entrano ora nel mercato del lavoro andranno in pensione a 71 anni, l’età più alta dopo la Danimarca. Lo rileva l’Ocse nel Rapporto annuale sulle pensione.

Pubblicato il Rapporto annuale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sulle pensioni “Pensions at a glance 2023” nei 38 Paesi membri, fra cui l’Italia. Secondo i dati dell’organizzazione, i giovani italiani sono coloro che andranno in pensione più tardi, secondi solo alla Danimarca. In Italia, inoltre, la spesa pensionistica pubblica è la seconda più alta tra i Paesi membri.

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Giovani italiani in pensione a 71 anni

“L’Italia è uno dei nove Paesi Ocse – si afferma – che collega l’età pensionabile legale con l’aspettativa di vita. In un sistema contributivo, tale collegamento non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche, ma mira a evitare che le persone vadano in pensione troppo presto con pensioni troppo basse e a promuovere l’occupazione in età avanzata e quindi la produzione potenziale”.

“Per coloro che attualmente entrano nel mercato del lavoro – illustra sempre l’Ocse – l’età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nei Paesi Bassi e in Svezia, i 71 anni in Estonia e Italia e persino i 74 anni in Danimarca sulla base dei collegamenti consolidati con l’aspettativa di vita”.

Spesa pubblica per le pensioni: in Italia è la seconda più alta

In Italia la spesa pensionistica pubblica è la seconda più alta tra i paesi Ocse e presenta uno squilibrio rispetto ai contributi. “La spesa è pari al 16,3% del Pil nel 2021, anche se l’aliquota contributiva è molto elevata, le entrate derivanti dai contributi pensionistici rappresentano solo circa l’11% del Pil, richiedendo ingenti finanziamenti da parte di fiscalità generale – sottolinea l’Ocse – L’elevata età pensionabile legale – nota il rapporto – non è vincolante per molti lavoratori poiché l’Italia offre un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza penalità. Nel 2023, l’Italia ha esteso le opzioni di prepensionamento che avrebbero dovuto scadere entro il 2022. Queste possibilità di andare in pensione prima dell’età pensionabile legale si traducono in tassi di occupazione molto bassi dopo i 60 anni.

Un’altra sfida riguarda l’età pensionabile legale elevata in Italia, attualmente fissata a 67 anni, ma con ampio accesso alla pensione anticipata, spesso senza penalità. Nel 2023, l’Italia ha esteso le opzioni di pensionamento anticipato, introducendo il sistema delle quote, come la “Quota 102” e la “Quota 103”, che permettono di andare in pensione prima dell’età legale con un numero sufficiente di anni di contributi.

Queste opzioni, unitamente a tassi di occupazione bassi dopo i 60 anni, rappresentano una sfida crescente in quanto si prevede che la popolazione in età lavorativa diminuirà di oltre un terzo entro il 2060. Questo contribuisce a una delle più elevate spese pensionistiche pubbliche tra i paesi OCSE, pari al 16,3% del PIL nel 2021.

In Italia esistono diverse disposizioni per lavori pericolosi o usuranti, inclusi lavori come insegnanti di asilo e macchinisti. La pericolosità e la fatica di certi lavori dovrebbero essere affrontate principalmente attraverso normative sulla salute e sicurezza, formazione professionale e politiche di riqualificazione. Tuttavia, dal 2016, è stata creata una categoria più ampia di occupazioni gravose, che include una varietà di lavori e permette la pensione anticipata dopo una carriera di 41 anni se si è iniziato a lavorare prima dei 19 anni.

L’Italia, quindi, si trova di fronte a numerose sfide nel bilanciare le necessità del suo sistema pensionistico, proteggendo il potere d’acquisto dei pensionati a basso reddito, mentre cerca di controllare la spesa pensionistica e gestire una forza lavoro in diminuzione.

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