PENSIONI, HA VINTO LA FORNERO: DAL 2019 UNA NUOVA STANGATA
Promesse tante. Una campagna elettorale fatta di promesse in tema previdenziale. “Aboliremo la Fornero”, “riformeremo la riforma”, “manderemo in pensione prima gli italiani”. Per il momento però – ad oltre un mese dal voto – le promesse sono rimaste tali.
E gli italiani che hanno lavorato una vita devono aggrapparsi al mutuo (Ape Social, Volontaria, Rita) per sperare di poter lasciare il lavoro dopo magari 40 anni di fatica e contributi. L’ Inps ha pubblicato una circolare con tutte le spiegazioni su cosa cambierà nel 2019 sul fronte pensioni. Dal prossimo anno – in barba a tutte le promesse elettorali di ridurre l’ età pensionabile e favorire il ricambio generazionale – scatterà l’ adeguamento dei requisiti per la pensione con le aspettative di vita. Dal 1° gennaio 2019, dunque, per la pensione anticipata sarà necessario poter vantare 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi di contributi per donne (tradotto in settimane rispettivamente 2.249 settimane e a 2197 settimane di versamenti), rispetto ai 42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi previsti attualmente.
Non si salvano dall’ adeguamento neppure i lavoratori precoci, vale a dire quelli che hanno cominciato a lavorare prima dei 19 anni, che dovranno raggiungere 41 anni e 5 mesi di contributi (2.154 settimane) dai 41 anni attuali. Per la pensione di vecchiaia, fermo restando un minimo di 20 anni di contributi, bisognerà attendere il compimento dei 67 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne dagli attuali 66 anni e 7 mesi attuali.
Insomma, in barba a tutte le promesse il prolungamento della vita lavorativa (e contributiva), rappresenta una certezza.
Sempre poi che il prossimo governo (?), possa rimettere mano alla materia visti i ripetuti allarmi lanciati da Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Ue. Toccare la riforma Fornero mette in discussione circa 80 miliardi di risparmi fino al 2021. Risparmi che rappresentano dal 2012 la garanzia sulla tenuta dei nostri conti pubblici. Gli accordi con gli italiani erano altri. Ma promettere non costa nulla.
di Antonio Castro per Libero Quotidiano