Pagare interessi alle banche per avere subito la liquidazione. “Ma le pare normale chiedere un prestito per avere la pensione?”
Nei giorni scorsi in un’intervista al Messaggero il sottosegretario leghista Durigon aveva spiegato che i lavoratori statali intenzionati a utilizzare Quota 100 per andare in pensione avrebbero dovuto chiedere un prestito alle banche, pagando i relativi interessi, per ricevere la loro liquidazione: «Gli interessi? Saranno a carico dei beneficiari».
«Ma scusi, le pare normale che uno per andare in pensione deve chiedere un prestito?», avrebbe potuto dire Salvini (ma non lo ha fatto) visto che sosteneva la stessa tesi all’epoca in cui venne varato l’Anticipo Pensionistico durante la scorsa legislatura, quando il leader della Lega era all’opposizione.
Nonostante le parole del sottosegretario Durigon, qualcuno ha messo in dubbio la veridicità dell’informazione, sostenendo che le banche avrebbero dato invece prestiti senza interessi. Ovviamente se uno dice che una banca ti presta i soldi senza interessi quando le banche sono nate per prestare i soldi e lucrare sugli interessi, questo può significare due cose:
a) è tremendamente stupido
b) è pagato per mentire (o riceve qualche altra utilità per farlo) ed è così tremendamente stupido da non capire che bisogna difendere le cose in maniera credibile.
L’unica possibilità di non pagare gli interessi è che se ne faccia carico qualcun altro (lo Stato, ovviamente, cioè la fiscalità generale, cioè tutti noi). In ogni caso, oggi il Sole 24 Ore conferma che chi andrà in pensione con Quota 100, se vuole subito la liquidazione, dovrà chiedere un prestito e pagare i relativi interessi alle banche:
Il Governo sarebbe orientato a stringere i tempi anche sulla convenzione che dovrà essere stipulata tra il ministero dell’Economia, quello del Lavoro e l’Abi per confezionare il meccanismo finalizzato a dare la possibilità ai dipendenti pubblici di chiedere un anticipo bancario (prestito ponte) per ottenere già al momento del pensionamento la liquidazione, seppure pagando i relativi interessi.
L’alternativa è nota: non meno di due anni per incassare il Tfs, previsto addirittura in tre rate se superiore ai 100mila euro lordi annui. Una situazione che si trascina dal 2010, ovvero da una dei primi provvedimenti di taglio lineare che hanno preceduto le successive spending review. Un differimento che i sindacati hanno da tempo impugnato davanti alla Consulta contestando l’evidente disparità di trattamento rispetto ai lavoratori privati. Proprio per evitare ulteriori disparità il finanziamento su convenzione Abi varrebbe per tutti i futuri pensionamenti nella Pa, non solo per “quota 100”.
Il quotidiano ricorda giustamente che l’attesa per la liquidazione vale anche per i dipendenti pubblici che non usufruiscono di quota 100, il che è vero. Quello che il Sole 24 Ore non dice è che secondo la bozza di Quota 100 chi la utilizza dovrà attendere otto anni e non due:
Il Trattamento di fine rapporto (Tfr) degli statali era uno dei nodi più complessi da sciogliere. Pagare immediatamente le liquidazioni ai dipendenti pubblici avrebbe avuto un costo proibitivo per le casse dello Stato, oltre 7 miliardi di euro, che andrebbero sommati ai 21 miliardi che già costa in tre anni la misura. Il pagamento, dunque, sarà posticipato. tn ritardo che nei casi più estremi potrebbe arrivare anche fino a otto anni.
La regola infatti sarà questa: la liquidazione potrà essere incassata solo nel momento in cui saranno maturati i requisiti previsti dalla normativa Fornero, ossia 67 anni di età, o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Il decreto prevede però, che rimangano in vigore anche le regole di liquidazione attuali della buonuscita. Oggi il Tfr e il Tfs vengono liquidati solo fino a 50 mila euro, mentre se l’importo supera i 50 mila euro, ma è inferiore a 100 mila euro, viene liquidato in due rate annuali (con un ritardo quindi di 12 mesi); se l’importo supera i 100 mila euro, le rate annuali diventano tre.
Insomma, se un dipendente pubblico lasciasse il lavoro a 62 annidi età avendo versato 38 anni di contributi (come previsto da Quota 100), e avesse maturato una liquidazione superiore a 100 mila euro, per avere l’intera cifra dovrebbe aspettare i 70 anni. Il governo sarebbe consapevole di questo problema e starebbe contrattando con l’Abi la possibilità di un anticipo bancario per perm ettere agli statali di ottenere in tempi più brevi la liquidazione.