Marina militare

Nonnismo, abusi e molestie a bordo di nave Martinengo. Inchiesta della procura militare: 3 indagati

Una sconcertante vicenda di presunti maltrattamenti, abusi e molestie sessuali si è consumata a bordo di nave Martinengo della Marina Militare durante una missione una missione antipirateria del 2021 nel Golfo Persico. Le vittime sarebbero tredici militari, tra cui giovani reclute, che hanno denunciato gli atti deprecabili commessi da un ufficiale e due sottufficiali. Il procuratore militare di Napoli, Giovanni Barone, ha presentato capi di imputazione contro i tre militari, includendo violenza, minaccia e ingiuria a un inferiore.

I fatti contestati

Secondo le imputazioni del procuratore Barone, sulle navi si è verificato un clima di vessazioni che ha coinvolto le tredici vittime. Tra di loro, ci sono ufficiali e giovani reclute, compresi cinque ragazzi tarantini. Pare che i ragazzi siano stati soggetti a atteggiamenti inaccettabili da parte dell’ufficiale e dei due sottufficiali responsabili delle cucine di bordo. Le ragazze avrebbero subito pesanti molestie fisiche e allusioni sessuali esplicite, accompagnate da un linguaggio volgare e sessista. Anche il giovane militare sarebbe stato oggetto di frasi omofobe e atteggiamenti umilianti, riflettendo un atteggiamento maschilista estremo.

Le condotte dell’ufficiale sono altrettanto sconcertanti: si sostiene che abbia lanciato frutta contro i militari, utilizzando un linguaggio offensivo e ingiurie.

«Rincoglioniti, handicappati» erano alcuni degli epiteti che il comandante avrebbe distribuito al suo equipaggio in quelle settimane di tensione e impegno lontano da casa: «non siete normali, tutti gli storpi me li mandano a me». Contro alcuni commilitoni, che lavoravano nel cosiddetto “quadrato ufficiali”, dove pranzano i più alti in grado, l’uomo avrebbe scagliato «arance, tappi di sughero e di metallo, con l’intento – scrive la Procura militare – di farli cadere mentre portavano i vassoi dei pasti».

Le testimonianze delle vittime hanno confermato le loro versioni dei fatti, ad eccezione di uno dei militari chiamato a testimoniare, che avrebbe cercato di giustificare gli episodi come parte di una tradizione militare goliardica. Tuttavia, queste giustificazioni sembrano in netto contrasto con le dettagliate imputazioni formulate dal procuratore Barone.

Le indagini e il processo

Dopo le denunce delle vittime presentate alla procura militare, sono state avviate indagini interne da parte della Marina Militare per fare chiarezza sulla situazione e individuare eventuali responsabilità. Le testimonianze delle vittime hanno confermato le accuse, gettando luce sulle condotte inaccettabili dei tre militari indagati.

Il procedimento penale ora procede alla fase cruciale in cui la richiesta di processo per i tre indagati sarà valutata dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale militare di Napoli. Parallelamente, si sta conducendo un’indagine da parte della procura ordinaria per verificare eventuali reati più gravi e contestare ulteriori addebiti.

La Nota della Marina Militare

In una nota, la Marina militare evidenzia che “è stata la stessa Forza Armata, sulla base dei fatti appresi, a interessare le competenti Autorità giudiziarie per fare massima chiarezza sulla vicenda e verificare eventuali responsabilità. In seguito alle determinazioni della Magistratura competente, il personale indagato è stato avvicendato nell’incarico”.

La Marina “assicura la massima collaborazione all’Autorità giudiziaria e condanna fermamente qualsiasi comportamento che danneggi l’integrità e l’immagine dei militari che svolgono con onore e lealtà il loro servizio quotidiano a favore della collettività e delle Istituzioni”.

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