Militare ucciso a pugni in strada a Roma. C’è un identikit dell’assassino. «Sappiamo chi è stato». E’ caccia all’uomo
Caccia all’uomo, probabilmente un extracomunitario. La polizia avrebbe già individuato l’assassino di Danilo Salvatore Lucente Pipitone, il 44enne graduato dell’Esercito, aggredito al termine di una lite e ucciso nella notte tra venerdì e sabato a Centocelle, periferia Est della Capitale. C’è un identikit e l’uomo sarebbe stato visto fuggire via insieme con un’altra persona, un complice, a bordo di una utilitaria, forse una Fiat 500 presa a noleggio. «Sanno chi è stato, ma non ce lo vogliono dire», si sfogano i genitori della vittima arrivati al capezzale.
Fatali le lesioni alla testa e al volto, conseguenza di un pestaggio subìto in strada, secondo alcuni testimoni che si sono rivolti al 112, dopo una lite in strada. Un confronto violento scoppiato per motivi ancora sconosciuti: in tasca la vittima aveva ancora portafoglio e telefonino.
Il fuggiasco potrebbe avere le ore contate, visto che sarebbe stato identificato, come ha confermato ieri proprio la madre della vittima, Vita Poma. Con lui tuttavia potrebbe esserci stata anche un’altra persona sulla Fiat Cinquecento Abarth, presa a noleggio – da chi è ancora un mistero – che sarebbe stata vista allontanarsi da via dei Sesami.
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Si chiama Mohamed Abidi ed è nato il 7 marzo 1990 in Tunisia. L’uomo è stato detenuto fino al 4 aprile 2018 per spaccio di sostanze stupefacenti. L’ultimo atto presso l’Ufficio Immigrazione di Roma risale al 2013.
Lucente Pipitone era stato soccorso ormai privo di conoscenza intorno alle 2,30 nei pressi della sua vettura parcheggiata in via dei Sesami, non lontano dalla Palmiro Togliatti, stradone capitolino battuto di notte da prostitute e spacciatori. Aveva un taglio sul sopracciglio, una profonda ferita dietro alla nuca, ferite provocate da pugni violentissimi se non da un bastone. Prima la corsa in ambulanza all’ospedale Vannini, poi il trasferimento d’urgenza nella Terapia Intensiva del policlinico Umberto I dove, ieri nel primo pomeriggio, è stata decretata la morte cerebrale. I familiari hanno dato via libera per l’espianto degli organi ma ieri sera si attendeva ancora il nullaosta del magistrato. Alle 18,15 è arrivato il tweet di cordoglio del ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Il mio cordoglio e le mie condoglianze alla famiglia e a tutto l’Esercito per la scomparsa del caporal maggiore Danilo Salvatore Lucente Pipitone. Ha lottato contro la morte dopo l’aggressione subita – ha scritto – ma purtroppo non ce l’ha fatta. La famiglia della Difesa abbraccia i suoi cari».
Un angelo del Covid
Una prima svolta nelle indagini sulla morte di Lucente Pipitone, originario di Erice (Trapani) che dopo essersi arruolato nel 2002 – prima destinazione il 12° Reggimento bersaglieri nella sua stessa città -, si era specializzato come operatore sanitario ed era stato in missione di pace in Albania. In seguito aveva svolto altri servizi, poi l’incarico all’ospedale militare del Celio, dove da qualche tempo era stato promosso primo graduato (il vecchio grado di caporalmaggiore): la sua era una presenza molto conosciuta all’interno del nosocomio, e soprattutto in Rianimazione, dove il 44enne ha lavorato a lungo. In particolare nel periodo della pandemia, a partire dal 2020, diventando uno degli «angeli del Covid» che hanno salvato con i medici centinaia di pazienti, sia militari sia civili.
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