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Militare in finta malattia per quasi due anni: condannato a risarcire l’esercito

Un graduato dell’Esercito, ha commesso una serie di reati, sottraendosi dal servizio militare ed eludendo i suoi doveri con la presentazione di certificati medici falsi. La Corte dei Conti gli ha imposto di restituire 74.354,82 euro illecitamente percepiti dal Ministero della Difesa e di aggiungere 5mila euro come compensazione per il danno d’immagine causato alla forza armata. Il militare ha patteggiato due anni di reclusione nel 2019 con pena sospesa davanti al Tribunale militare di Verona, ma ora deve affrontare la stangata dei giudici contabili.

Tutta questa storia è risalente a qualche anno fa, quando il graduato prestava servizio alla scuola Teuliè a Milano. Tre periodi ravvicinati della sua carriera, tra il 20 settembre 2016 e il 19 luglio 2018, sono stati contestati dai giudici contabili. Il primo reato consiste nella simulazione di infermità continuata e aggravata, perché falsificando certificati medici induceva in errore i suoi superiori, simulando malattie inesistenti per sottrarsi all’obbligo del servizio militare.

Il secondo reato riguarda la diserzione aggravata e continuata, perché al termine di una serie di recuperi compensativi o di riposi medici domiciliari, il graduato non si è presentato regolarmente in servizio, restando a casa senza alcun giustificato motivo. Infine, il militare è stato condannato per truffa militare pluriaggravata e continuata, perché ha indotto in errore l’amministrazione militare, che continuava a corrispondergli gli emolumenti stipendiali anche in periodi di non lavoro.

Concluso il processo, la Procura contabile ha invitato a dedurre quantificando il danno totale al Ministero della Difesa in 223.064,46 euro, suddivisi in 74.354,82 euro per danno patrimoniale e 148.709,64 euro per danno d’immagine.

La Corte ha emesso una sentenza a seguito della contumacia del diretto interessato, che non ha depositato memorie difensive né si è costituito in giudizio. I giudici hanno dichiarato accertata la commissione dei fatti sulla base di certificazioni mediche trasmesse dal convenuto all’amministrazione ma disconosciute dai sanitari apparenti sottoscrittori. Si tratta di condotte truffaldine e simulatorie compiute con coscienza e volontà, e con consapevolezza della loro illiceità.

Inoltre, i giudici hanno calcolato il quantum da restituire, ossia la retribuzione incassata illecitamente per 659 giorni, che ammonta a 74.354,82 euro. Tuttavia, i pm avevano inizialmente chiesto un danno d’immagine pari a quasi 150mila euro. La Corte ha ridotto notevolmente la somma iniziale a 5.000 euro, tenendo conto della minor gravità dei reati commessi rispetto ad altri come corruzione e peculato, del ruolo di non rilievo occupato dal militare nella scala gerarchica e della scarsa eco mediatica della vicenda.

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