MARINA MILITARE: AMMIRAGLIO DE GIORGI, RISCHIA DI MORIRE SE NON HA NAVI
LIVORNO, 31 OTT – ”Siamo in un’epoca di profondi cambiamenti e siamo a un crocevia fondamentale: la marina sta rischiando di morire. Nel 2025 vanno in disarmo 51 delle nostre 60 unità e questo a fronte di un ingresso di sole 10 navi, ma come forza combattente rischiamo di scomparire molto prima.
Per impedire questo disastro, e per impedire di perdere insieme alle navi anche la capacità marittima nel suo complesso, cantieristica e industria ad alta tecnologia annessa, il che sarebbe ancora più tragico, bisogna essere in grado di costruire almeno due o tre navi l’anno”.
Così il Capo di Stato Maggiore della Marina militare, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, di fronte agli allievi dell’Accademia Navale di Livorno, in occasione della consueta cerimonia di apertura dell’anno accademico 2013-2014. Agli allievi, l’ammiraglio ha rivolto un invito: ”Impegnatevi con la mente e con il cuore”.
”Rispetto a quando abbiamo posto il problema al Parlamento, nove mesi fa, abbiamo fatto già grandi passi in avanti – ha aggiunto – intanto il governo ha intrapreso seri provvedimenti per fermare l’emorragia.
”Rispetto a quando abbiamo posto il problema al Parlamento, nove mesi fa, abbiamo fatto già grandi passi in avanti – ha aggiunto – intanto il governo ha intrapreso seri provvedimenti per fermare l’emorragia.
Adesso vediamo la legge di Stabilità, ma noi siamo fiduciosi che il governo trovi il modo di salvaguardare il ‘core’ Marina e la capacità industriale, fondamentale per il lungo periodo”. Durante la cerimonia, alla quale sono intervenute le autorità civili e militari cittadine e i rappresentanti degli atenei che collaborano con l’Accademia, e dopo l’introduzione del comandante dell’Accademia Navale, ammiraglio di divisione Giuseppe Cavo Dragone, la tradizionale Lectio Magistralis e’ stata tenuta invece dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ex ministro della Difesa: ‘C’è bisogno di cambiamento delle forze armate – ha detto Di Paola agli allievi – Oggi la nuova dimensione della politica di difesa è far parte della politica di sicurezza, e oggi più che mai c’è esigenza di interforze e inter-service. Lavorare insieme cioè a partire dalla testa. E lavorare insieme come nell’operazione Mare Nostrum, non significa somma delle parti, ma integrazione delle parti. Siete voi che dovete portare avanti questo cambiamento”. (ANSA).