Maggiore dell’Arma suggeriva l’agenzia dopo incidenti stradali: a processo per corruzione
Si sarebbe messo in contatto con i familiari di alcune vittime di incidenti stradali del Torinese e avrebbe suggerito l’agenzia a cui rivolgersi per ottenere il risarcimento danni. In altri casi avrebbe fornito alla società di servizi il nome e i riferimenti telefonici di potenziali clienti. È questa l’accusa che il pm Gianfranco Colace contesta ad un maggiore dei carabinieri, fino a pochi mesi fa in servizio al Comando legione carabinieri Piemonte, in piazza Carlina.
Nei guai anche Claudio Bartolotta, dipendente di un franchising di Novara della società Gestione Sinistri e specializzato nel settore risarcimenti. L’ottobre scorso entrambi erano stati arrestati e sono ancora ai domiciliari. Il prossimo 26 giugno si terrà davanti al gup Alessandra Danieli il giudizio abbreviato: l’accusa è corruzione. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’ufficiale dell’Arma faceva da tramite tra le persone coinvolte nei sinistri e l’agenzia di servizi novarese.
Sulla scrivania di del Maggiore dell’Arma (assistito dall’avvocato Paola Savio), infatti, transitavano le comunicazioni relative agli incidenti stradali, in particolare quelli della provincia di Torino. In qualità di ufficiale si sarebbe fatto consegnare dai colleghi delle stazioni i recapiti telefonici dei familiari delle vittime, poi li contattava personalmente, consigliando l’agenzia a cui rivolgersi per svolgere le pratiche per ottenere il risarcimento.
Il contatto che forniva sarebbe stato sempre quello di Claudio Bartolotta. In altre occasioni, invece, avrebbe consegnato al complice i numeri di telefono di potenziali clienti. La Procura contesta al maggiore dodici segnalazioni avvenute tra il 2016 e il 2018, in alcuni casi le vittime degli incidenti erano uomini appartenenti all’Arma. «È una vicenda particolare — spiega l’avvocato Marco Ferrero, difensore di Bartolotta —. C’è infatti da tenere conto che tra i due imputati non c’è mai stato un rapporto di natura monetaria: non ci sono dazioni di denaro».