L’UE non può fare affidamento sull’America per la protezione. Il progetto per una nuova forza militare congiunta
Il caos al confine tra Polonia e Bielorussia è solo l’ultimo incidente che ha portato i vertici a Bruxelles a riflettere su ciò che l’Unione europea dovrebbe fare a lungo termine per la sua sicurezza interna.
Questa crisi migratoria, in cui il leader bielorusso Alexander Lukashenko è accusato di aver indirizzato i rifugiati al confine polacco, ha avuto luogo mentre nell’Europa orientale crescevano i timori per un accumulo di truppe russe al confine con l’Ucraina.
Le recenti crisi geopolitiche, in particolare il disordinato ritiro delle truppe dall’Afghanistan, hanno fortificato il pensiero che l’UE non possa fare affidamento interamente sugli Stati Uniti o sulla NATO per la propria protezione.
Il progetto iniziale per un tale piano è stato presentato agli Stati membri dell’UE questa settimana. Il “Compasso strategico per la sicurezza e la difesa” è un abbozzo di come potrebbe funzionare la cooperazione.La proposta principale è che l’UE ottenga la capacità di dispiegare rapidamente fino a 5.000 soldati per far fronte a numerose potenziali crisi. Piuttosto che una forza permanente che riferisce a un comandante a Bruxelles, questi gruppi di dispiegamento rapido saranno una raccolta di truppe provenienti da tutti gli Stati membri partecipanti, formate per affrontare un compito specifico e comandate a livello dell’UE in quella missione. Tali compiti potrebbero variare da una missione di evacuazione, come in Afghanistan, al mantenimento della pace su un confine o missioni umanitarie.
Il documento parla anche della necessità di un approccio congiunto negli appalti della difesa, nella ricerca e nell’intelligence, rendendo il blocco più competitivo ed efficiente. E ovvio che per attuare il piano di difeda, la spesa nazionale e dell’UE dovrebbe aumentare e concentrarsi sul colmare le lacune attualmente esistenti in tutta l’UE.
Non tutti i 27 paesi dell’UE saranno tenuti a partecipare; tuttavia, schierare truppe in nome dell’UE richiederebbe l’approvazione e il coinvolgimento degli Stati membri, e i dettagli su come funzionerebbe devono ancora essere confermati.
Raggiungere un accordo su qualsiasi impegno di spesa da parte di 27 paesi che affrontano problemi di sicurezza e fiscali molto diversi sarà tutt’altro che semplice.
L’unico punto su cui tutti sono d’accordo è che bisogna fare qualcosa se si vuole mantenere l’Europa al sicuro.
Il paese più interessato è senza dubbio la Francia. Il presidente Emmanuel Macron non ha nascosto il suo sogno di un’Europa più forte con una maggiore integrazione negli affari esteri. Ha persino chiesto un “vero esercito europeo” per ridurre la necessità dell’Europa di protezione della NATO guidata dagli Stati Uniti, ma molti suoi omologhi europei sono meno entusiasti.
In particolare, alcuni nell’UE orientale – paesi come Polonia, Estonia e Lituania – sono favorevoli al piano, ma solo se l’accordo formale fa riferimento specifico alla minaccia che rappresenta la Russia, e in misura minore la Cina.
Al momento, il documento affronta il deterioramento delle relazioni dell’UE con il suo vicino, ma riporta anche che “interessi comuni e una cultura condivisa di fatto legano l’UE e la Russia” e che si impegnerebbe ancora con “la Russia in alcune questioni specifiche su cui hanno priorità condivise». Anche gli stati dell’Est hanno espresso preoccupazione per qualsiasi piano che possa minare la NATO.
Allo stesso modo preoccupati per la Russia sono gli scandinavi. Diplomatici e funzionari di questi paesi hanno spiegato che “siamo davvero a rischio con la Russia in questa parte del mondo” e hanno chiarito che “l’alleanza transatlantica deve essere rafforzata come parte di qualsiasi piano più ampio dell’UE”.
Diversi funzionari, diplomatici e politici hanno affermato di ritenere che Macron fosse il principale punto critico, riluttante a puntare il dito contro la Russia.
L’ultimo pezzo del puzzle è la Germania. Il paese più ricco dell’UE sta ancora negoziando il suo prossimo governo di coalizione e i funzionari dicono che è molto difficile prevedere esattamente quanto sarà dura Berlino nel prossimo anno.
Nonostante tutte le potenziali insidie, c’è un sincero ottimismo sul fatto che queste differenze possano essere superate ed il piano strategico della Difesa potra essere consolidato già l’anno prossimo.