L’incredibile caso del luogotenente gdf spedito a visita psichiatrica senza motivazioni per “riferiti disagi nei rapporti interpersonali con la gerarchia”
Pubblichiamo di seguito il messaggio postato dall’utente “Fabio71” nel Forum del sito www.ficiesse.it. Il titolo è della redazione del sito.
“Non potevo non condividere con tutti i componenti della grande famiglia alla quale appartengo da poco meno di trent’anni (una vita intera), questo mio particolare Anniversario che cade il 19.12.2019.
Esporrò la sintesi della sintesi, altrimenti a Pasqua sarete ancora qui a leggere.
Festeggio, amaramente, due anni dalla data del 19.12.2017, giorno in cui mi recai alla CMO2 di Padova per la prevista visita di idoneità al termine di un periodo di aspettativa (patologia ortopedica dipendente da causa di servizio).
Nel corso della stessa mattinata venni anche sottoposto a visita psichiatrica, nonostante un primo parere contrario espresso dal Dirigente il Servizio Sanitario Regionale in data 05.12.2017, salvo poi modifica di diagnosi nella successiva giornata dello 06.12.2017.
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La visita psichiatrica avvenne senza alcuna documentazione a supporto della richiesta, senza alcuna notifica di invito, senza la possibilità di avvalermi di un medico di fiducia, senza l’esistenza di alcun certificato medico emesso dal mio medico curante o da altro medico specialista.
In nessun documento da me acquisito risulta indicato il fatto che io dovessi venire visitato da un medico psichiatra. Chi volle che io venissi assolutamente sottoposto a visita psichiatrica? Chi prese appuntamento con la CMO di Padova? Per quale motivo non ricevetti alcuna comunicazione ufficiale?
Per mia immensa fortuna, forse un dono natalizio, mi trovai di fronte un medico psichiatra (civile) ricco di buon senso.
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La dottoressa/psichiatra redigeva un certificato in cui evidenziava: “““Si rileva che il paziente è stato inviato senza alcuna documentazione sanitaria atta a chiarire le motivazioni e la diagnosi di invio: riferiti disagi nei rapporti interpersonali con la gerarchia che peraltro non configura alcun quadro di interesse psichiatrico. Benché il paziente riferisca uno stato di disagio nelle relazioni con la gerarchia, appare evidente che la problematica rappresentata non può essere considerata un motivo valido per un invio a visita specialistica (non richiesta dal paziente) né costituire una patologia psichiatrica”””.
Ricevetti l’immediata idoneità a rientrare in servizio.
Da un lato, militare che effettuava perquisizioni domiciliari, controlli e verifiche fiscali, raccoglieva esposti e denunce dei cittadini, partecipava in qualità di “teste” a processi per reati tributari, aveva un’arma a disposizione, dall’altro lato militare che doveva essere sottoposto a visita psichiatrica.
Quantomeno singolare.
Non è minimamente immaginabile ciò che si vive. Il diretto interessato e tutti coloro che lo circondano, i figli innanzitutto. E se la Dott.ssa avesse certificato una situazione diversa, che ne sarebbe stato di me, dei miei figli, della mia, della nostra vita?
Nel frattempo che cosa è successo attorno a me? Pensavo di venire gradualmente isolato dai colleghi, di girovagare come un appestato.
Non è andata così.
Ho dovuto accantonare il termine “collega”. Ho trovato amici, amiche, ragazzi, ragazze, uomini e donne con i quali trascorro tanto tempo, persone dalle quali ho ricevuto solidarietà ed affetto non spiegabili a parole.
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Una sensazione molto bella, recarsi la mattina al lavoro spinti dalla voglia di vedere gli amici che hai lasciato il giorno prima. Poi gli amici che stanno in ufficio con te o negli altri uffici, ti informano che chiederanno di essere trasferiti (tanti motivi alla base di ogni istanza) in altre città.
E’ dura da accettare, ma si deve andare avanti.
Che cosa mi spinge a varcare il portone la mattina? L’amico che in ufficio mi abbraccia e mi dice “Ciao fratello!”. L’amica che il lunedì mattina mi domanda “Come stai?”. Gli amici degli altri uffici e degli altri reparti.
Mia figlia che mi vede in divisa e mi dice “Quanto sei bello papi!”. I miei genitori che si commuovono vedendo una mia foto in divisa e mia mamma che la mostra a tutte le ultrasettantenni della sua città (le ho suggerito che potrebbe anche mostrarla a donne un po’ più giovani). I cittadini, ai quali possiamo umanamente dare tanto, anche semplicemente ascoltando.
Ho già scritto troppo rispetto a quanto mi ero promesso.
A breve festeggerò altri due Anniversari:
1) la rimozione, dalla mia postazione lavorativa, del computer che utilizzavo nell’anno 2017 (pochi giorni dopo la mia assenza e senza alcuna cortese comunicazione ricevuta al momento della rimozione); alla data odierna nessuno mi ha ancora fornito indicazioni in merito ai files in esso contenuti (10 anni di attività lavorativa svaniti nel nulla);
2) la salvaguardia del mio posto di lavoro resa possibile grazie al mio personale interessamento ed all’intervento del mio legale di fiducia, reso necessario a causa dell’integrale omissione degli adempimenti amministrativi concernenti la fruizione di periodo di aspettativa 2019 per motivi sanitari.
Ci tengo ad evidenziare un ultimo aspetto.
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Dal precedente Reparto di appartenenza risultavo intrasferibile, questa la motivazione al parere contrario ricevuto nell’anno 2014: “““Le cause ostative si sostanziano, sia nella vacanza organica che si verrebbe a creare nel ruolo Ispettori, sia nella perdita di un valente verificatore, assegnatario allo stato attuale di delicate e complesse indagini di polizia giudiziaria e tributaria”””.
Sono passato da, militare indispensabile, a militare degno di visita psichiatrica, al quale togliere il computer ed al quale non applicare le normative disciplinanti l’aspettativa per motivi sanitari.
Ritengo sia mio dovere scrivere tutto ciò e mi auguro che una vicenda simile non sia capitata ad altri. Se qualcuno mi consiglia di stare in silenzio o abbia intenzione di sminuire l’accaduto? Prima viva e superi la mia stessa esperienza e poi venga a darmi dei suggerimenti.
Il paradosso in tutto questo? Il problema sono io che intendo fare chiarezza.
Buon Natale