Esercito

L’ESERCITO SRIORDINA LE SPECIALIZZAZIONI DEI MILITARI: L’ASSISTENTE SANITARIO DIVENTA OPERATORE INFORMATICO

La risposta dello Stato Maggiore Esercito alla fuga dei cervelli è quella di declassare le proprie maestranze rilegandole a svolgere ruoli subalterni, la maggior parte delle volte, non in linea con il proprio background culturale e il proprio percorso di studi?

Quello che sta scuotendo il mondo degli operatori A.SA. (Aiutante di Sanità) è un vero e proprio terremoto senza precedenti. Posto che i terremoti non possono essere previsti in anticipo, in questo caso specifico, siamo certi che neppure i più sofisticati mezzi tecnologici del futuro sarebbero stati in grado di prevedere la decisione “motu proprio” partorita con circolare dello Stato Maggiore Esercito in materia di “specializzazioni, incarichi principali e posizioni organiche dei graduati e dei militari di truppa (ex circ.o/grd/r)” – ovvero sia abrogare e declassare le figure di «“Assistente di Sanità e di “Portaferiti-Disinfettore”» facendole confluire «nell’incarico principale di “Operatore Informatico».

Persone specializzate, con all’attivo corsi di studi specifici ASA, aggiornamenti – tutti svolti nella logica di quella “eccellenza” formativa che l’Esercito ha sempre perseguito – si ritrovano, dall’oggi al domani, ad essere dei semplici compilatori. Con tutto il dovuto rispetto nei confronti della categoria degli “Operatori Informatici”, è anacronistico oltre che, passatemi, il termine, offensivo trasformare un ASA in un qualunque “segretario di studio medico”, addetto all’inserimento di dati in un PC. Dal momento che non parliamo di “Operatore Informatico” nell’accezione che la dicitura indica: quale specialista della gestione di hardware, software e sistemi informatici; è senza dubbio un lavoro che nulla ha a che fare con un ASA. È un dato talmente oggettivo da risultare inconfutabile. Come se avessimo dimenticato cosa e che tipo di lavoro svolge realmente un ASA elevando la preziosità delle strutture sanitarie militari.

Presupponendo che un ASA debba quantomeno formarsi per divenire un “Operatore Informatico”, non sarebbe più logico e funzionale fargli ricoprire il ruolo di OSS (Operatore Socio Sanitario), consentendogli così di rimanere nel proprio bacino di competenze? Magari si potrebbe fargli integrare i crediti formativi che servono per diventare OSS tramite corsi settoriali o mediante formazione abilitante preferibilmente presso la Scuola di Sanità Militare, in modo tale da sfruttare al meglio l’eccellenza della Forza Armata.

Ricordiamo che gli ASA, oltre ad affiancare l’infermiere nello svolgimento del suo lavoro ed in casi eccezionali e di necessità anche a ricoprirne il ruolo, svolgono incarichi di assistenza completa del malato; eseguono bendaggi e medicazioni semplici; somministrano medicinali secondo le prescrizioni mediche; eseguono iniezioni ipodermiche e intramuscolari; sorvegliano circa le regolarità degli apparati in dotazione; segnalano al personale di professionalità adeguata eventuali guasti e/o inconvenienti; compilano ed aggiornano degli appositi stampati e registri secondo la normativa in vigore; provvedono alla disinfezione dei locali e sterilizzano il materiale e l’attrezzatura medica per l’assistenza diretta ai pazienti. Insomma: un ruolo importante e prezioso che si troverebbe sminuito e riqualificato senza nessun apparente motivo o giustificazione fatta salva la lungimiranza da parte degli uffici dello Stato Maggiore Esercito nel voler attuare la Legge n.3/2018 mediante la quale il Governo delega il Ministero della Salute circa la riqualificazione del personale sanitario, inglobando in un’unica figura di riferimento una serie di professionalità distanti per percorso, mansioni e ruoli.

Se il Ministero dello Sviluppo Economico non si è ancora espresso in merito, come mai è premura dello Stato Maggiore Esercito agire con tutta questa solerzia? Come dice un vecchio detto popolare “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”. In virtù della probabile mancata interpellanza da parte di SME della Sanità Militare, ecco che si insinua nella mente un tarlo. Che farne di tutte queste professionalità specializzatesi grazie al denaro dei contribuenti? Come e dove verranno collocati? Ma soprattutto: verranno collocati?

Pare che la rappresentanza militare, a diversi livelli, si sia attivata per avere delucidazioni in merito e contribuire fattivamente alla risoluzione della problematica. Rimaniamo con la certezza che verranno profuse tutte le energie necessarie per poter tributare il giusto valore e riconoscimento ad una categoria che ha fatto, e continua a fare, tanto garantendo serietà, professionalità, competenza e rigore.

 

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