L’ESERCITO: “SIAMO PRONTI, LA GUERRA IN LIBIA DIPENDE DA RENZI”
Sulla Libia, finora, i diversi attori delle istituzioni italiane hanno
avuto spesso pareri diversi. Da tempo, i ministri Angelino Alfano, Paolo
Gentiloni e Roberta Pinotti (rispettivamente agli Interni,
Esteri e Difesa) si sono lasciati andare a dichiarazioni allarmiste ed
interventiste.
avuto spesso pareri diversi. Da tempo, i ministri Angelino Alfano, Paolo
Gentiloni e Roberta Pinotti (rispettivamente agli Interni,
Esteri e Difesa) si sono lasciati andare a dichiarazioni allarmiste ed
interventiste.
Il premier Matteo Renzi, allora, ha spesso dovuto
vestire i panni del pompiere, dichiarando più volte che sul tema la priorità è
data alle decisioni della Nazioni Unite. Questo è sempre stato l’assioma
centrale del capo del governo in occasione dei vertici bilaterali col
presidente francese Francois Hollande, col presidente russo Vladimir
Putin e col segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
vestire i panni del pompiere, dichiarando più volte che sul tema la priorità è
data alle decisioni della Nazioni Unite. Questo è sempre stato l’assioma
centrale del capo del governo in occasione dei vertici bilaterali col
presidente francese Francois Hollande, col presidente russo Vladimir
Putin e col segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
Poi però, pochi giorni fa, superando di netto gli inviti e i suggerimenti
strategici, sul presidio del mare, fatti pervenire dall’inviato Onu in Libia Bernardino
Leon, anche lo stesso Renzi si è lasciato andare ad un repentino
cambiamento di prospettiva: “Dobbiamo intervenire in Libia prima che le milizie
dell’Isis occupino in modo sistematico non solo piccoli e sporadici luoghi ma
una parte del Paese”. Lo ha ha fatto sapere dal Forum economico di Sharm El
Sheikh, in Egitto.
strategici, sul presidio del mare, fatti pervenire dall’inviato Onu in Libia Bernardino
Leon, anche lo stesso Renzi si è lasciato andare ad un repentino
cambiamento di prospettiva: “Dobbiamo intervenire in Libia prima che le milizie
dell’Isis occupino in modo sistematico non solo piccoli e sporadici luoghi ma
una parte del Paese”. Lo ha ha fatto sapere dal Forum economico di Sharm El
Sheikh, in Egitto.
In questo balletto di dichiarazioni di intenti, dopo le parole
odierne di Aqila Saleh, il Presidente del parlamento libico di
Tobruk, sulla possibilità di approdo di Isis e Al-Qaeda in Italia, non si sono
fatte attendere le repliche del generale Danilo Errico, dal 27
febbraio capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano: “Dipende da Renzi, ma
l’esercito italiano è pronto alla guerra in Libia”, ha dichiarato in
un’intervista al Corriere della Sera. “Ci sono azioni diplomatiche
in corso – ha spiegato Errico – la situazione è complessa, si sta cercando la
costruzione di un consenso internazionale e ogni decisione dipenderà da questo
consenso. Posso solo assicurare che cercheremo di fare ciò che ci sarà
richiesto; il nostro tipo di intervento determinerà poi impiego, armamento,
addestramento e composizione delle forze”.
odierne di Aqila Saleh, il Presidente del parlamento libico di
Tobruk, sulla possibilità di approdo di Isis e Al-Qaeda in Italia, non si sono
fatte attendere le repliche del generale Danilo Errico, dal 27
febbraio capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano: “Dipende da Renzi, ma
l’esercito italiano è pronto alla guerra in Libia”, ha dichiarato in
un’intervista al Corriere della Sera. “Ci sono azioni diplomatiche
in corso – ha spiegato Errico – la situazione è complessa, si sta cercando la
costruzione di un consenso internazionale e ogni decisione dipenderà da questo
consenso. Posso solo assicurare che cercheremo di fare ciò che ci sarà
richiesto; il nostro tipo di intervento determinerà poi impiego, armamento,
addestramento e composizione delle forze”.