L’EMERGENZA SANITARIA COME POSSIBILITA’ DI MIGLIORARE I RAPPORTI CON IL PERSONALE E LE ISTITUZIONI
L’emergenza sanitaria che sta mettendo a dura prova le istituzioni pubbliche ha evidenziato diversi problemi non solo nell’adattamento della macchina statale ma anche nella “capacità e adeguatezza” dei decisori. L’Arma dei Carabinieri sta pagando un tributo importante per la sua esposizione nella Società visto lo scopo principale della sua attività che è la prossimità nelle diverse Comunità e la tutela dei diritti di ogni Cittadino.
Numericamente siamo passati dai 1070 casi positivi del 9 marzo ai 3877 dell’ultimo aggiornamento (17 marzo), dai 189 positivi attualizzati del giorno corrente sempre del 9 marzo ai 2449 di ieri, con risvolti nella pianificazione dei servizi drammaticamente negativi, tenendo conto della esigenza primaria di prevenire ma soprattutto contenere i focolai che si manifestano nei vari uffici, nelle varie Stazioni o Comandi più numerosamente importanti.
Risparmio il calcolo delle statistiche in relazione alla popolazione, fasce di età, sesso. Chiunque può andare sui siti dell’ISTAT e dell’Istituto Superiore di Sanità e farsi una idea oggettiva sui dati nazionali relativi alla emergenza COVID19, comparandoli con quelli forniti dal Comando Generale. E non voglio parlare dei 14 Colleghi che ci hanno lasciato, troppo dolore.
Nonostante questa situazione che ormai perdura da mesi assistiamo però a una inazione dei Comandanti di Corpo che non costruiscono e mettono in azione dei meccanismi automatici in relazione ai diversi protocolli sanitari delle diverse aree territoriali che aiutino il personale a proteggersi e a tutelare la Salute dei propri Familiari, nonostante le numerose disposizioni che si susseguono dai vertici.
Magari servirebbe una chiara indicazione dall’alto che confermi (se ce ne fosse bisogno) questo potere decisionale, specialmente sull’utilizzo di divise diverse.
I Carabinieri della territoriale chiedono da sempre la possibilità di adottare uniformi che permettano una sanificazione domestica e rapida, a tutt’oggi garantita solo ed esclusivamente dalle tute di OP, visto che le normali uniformi ordinarie rispondono solo a criteri di bellezza estetica che mal si sposano con esigenze ergonomiche e, in questi tempi, con quelle relative a una igienizzazione oggettivamente pratica. Il muro di gomma al quale sbattiamo da decenni circa la richiesta di divise adeguate, moderne, domesticamente e economicamente igienizzabili, operativamente logiche, è decisamente inaccettabile e anacronisticamente ingiustificato.
Via questa cravatta, via questa bandoliera, basta guardare alla gendarmeria francese che attraverso l’utilizzo di tee-shirt, felpe, giacconi softshell, pantaloni operativi, stivaletti adeguati, ha trasformato una immagine antica, inadatta ai tempi, proiettandola verso il futuro, incontrando le esigenze di chi è in strada tutti i giorni a compiere il lavoro principale di una Forza di Polizia di un paese civile e democratico, stare in mezzo alla gente, al Popolo, e aiutarli, assisterli, difendere e tutelare i diritti e la sicurezza.
E’ tempo di agire, di dimostrare di essere adeguati.
Roberto Di Stefano
Nuovo Sindacato Carabinieri