La procura militare apre un fascicolo sulla casa della Trenta. M5S: «Nessuno sconto, la lasci». L’ex ministro: “Tutto regolare, non me ne vado dalla casa”
Continua la bufera sull’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, per l’appartamento di servizio, assegnato quando era al governo, e che l’esponente grillina avrebbe mantenuto dopo la fine del mandato. “Sono molto arrabbiata. Questa storia mi porterà dei danni. E’ evidente che sono sotto attacco – si difende la Trenta -. E’ tutto regolare”. La procura militare ha aperto un fascicolo: al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato.
La grillina, infatti, vive ancora, insieme al marito, nella casa in quartiere San Giovanni, nel centro della Capitale. L’ex ministro si era difesa, specificando di avere diritto a tre mesi, prima di lasciare l’appartamento, termine non ancora scaduto. Inoltre, il marito, essendo un ufficiale dell’Esercito, avrebbe comunque diritto ad un alloggio di pari grado. Così, per evitare allo Stato le spese del trasloco, al marito sarebbe stato riassegnato lo stesso appartamento.
La spiegazione, però, non aveva convinto nemmeno i membri del suo stesso partito, primo fra tutti il leader Luigi Di Maio, che aveva le chiesto a gran voce di abbandonare il prima possibile quella casa. Ed è scontro nel Movimento 5 Stelle.
Ma la Trenta non ci sta, perché, a parer suo, lei è nel giusto: “Non c’è nessun privilegio– ha detto l’ex ministro in un’intervista a Radio Capital- perché mio marito ne ha diritto. Sta nella legge“. La Trenta ha dichiarato di sentirsi “la coscienza completamente a posto” e di essere nel giusto e non sembra voler cedere alle richieste dei 5 Stelle: “Il Movimento pensa alla sostanza o alla forma?”, si chiede. Poi aggiunge: “Capisco che il Movimento voglia lottare contro i privilegi, ma questo non lo è”.
Infatti, l’ex ministro dichiara di pagare l’affitto per quell’alloggio. Allora, a quanto ammonterebbe la cifra? “Tra l’affitto e il condominio sono 540 euro al mese“. E alla giornalista, che le fa notare come 540 euro a Roma sia il costo di una stanza per uno studente, Elisabetta Trenta risponde: “Lo so, ma è quello che viene richiesto e viene dato agli ufficiali per il lavoro che compiono“.
Infine, la penstallata risponde anche alle polemiche relative alla presenza di un’altra proprietà della coppia: “La casa di proprietà è la mia, nella quale mio marito è venuto a stare ma non ha la residenza“, specifica.
Intanto, la procura militare di Roma ha aperto un fascicolo sull’appartamento di servizio assegnato all’ex ministro della Difesa. L’inchiesta, partita a seguito delle notizie date dai media circa il mantenimento dell’alloggio anche dopo la fine dell’esperienza di governo, avrebbe mero carattere conoscitivo. Il fascicolo aperto sarebbe infatti un modello 45, senza cioè né indagati né ipotesi di reato.
Il M5S già con il leader politico Luigi Di Maio aveva subito reagito chiedendo a Trenta di lasciare l’alloggio. Adesso sul blog che esprime la versione ufficiale dei Cinque Stelle, si rimarca: «Luca Frusone, nostro portavoce in commissione Difesa, ha presentato proprio in questi giorni una risoluzione che chiede la riorganizzazione degli alloggi militari. Quella degli alloggi militari è una questione di cui ci siamo occupati, perché spesso prevalgono amicizie e clientelismi, a danno dei soldati che, appunto, hanno davvero bisogno. Non sono concessi sconti. Questa è una guerra a una mentalità molto radicata nel nostro Paese … quindi ci auguriamo che Elisabetta Trenta lasci la casa e se il marito, in quanto militare, ha diritto ad un alloggio può fare domanda e lo otterrà».