La frase del carabiniere al corteo pro Palestina a Milano: “Mattarella non è il mio Presidente”. L’intervento dell’Arma “informata A.G. e trasferito”
È diventato virale lo strano dialogo tra un carabiniere e un’anziana manifestante durante il corteo pro Palestina organizzato nel fine settimana a Milano. Quando si trovava a pochi centimetri dal cordone di agenti in tenuta antisommossa, Franca Caffa – 94 anni, ex consigliera comunale di Rifondazione Comunista – ha chiesto: «Il presidente Mattarella cosa ha detto?». Il riferimento è alle parole pronunciate dal Capo dello Stato nel suo discorso in occasione del Giorno della Memoria, in cui ha invitato «coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra» (ossia Israele) a «non negare a un altro popolo il diritto a uno stato» (ossia la Palestina).
Alla domanda dell’anziana manifestante ha risposto uno degli agenti in divisa: «Con tutto il rispetto, signora, non è il mio presidente». A quel punto la donna insiste: «Di che Paese è lei?». Ma il militare tiene il punto e replica: «Io non l’ho votato, non l’ho scelto, non lo riconosco». Il filmato originale, ripreso dalle telecamere di Local Team, è diventato virale nel corso del fine settimana ed è stato ripreso da centinaia di utenti e pagine social.
La risposta dell’Arma
Sulla vicenda è intervenuta anche l’Arma che in una nota spiega: «Con riferimento ai contenuti di un video che circola sui social media e siti d’informazione riportante uno scambio di battute tra una manifestante e un carabiniere impegnato in un servizio di ordine pubblico nel corso di un corteo svoltosi a Milano lo scorso sabato, è stata già informata l’Autorità Giudiziaria Ordinaria e quella Militare, e nei confronti del militare, con immediatezza, saranno tempestivamente adottati tutti i provvedimenti necessari, sia di natura disciplinare sia d’impiego, trasferendolo in incarico non operativo».
Questo episodio ha sollevato numerose reazioni e interpretazioni contrastanti. Da un lato c’è chi ritiene che le risposte del carabiniere fossero inopportune e lesive del suo ruolo istituzionale. Dall’altro parte però c’è anche chi sostiene che pochi secondi di video non possano restituire completamente il contesto della conversazione e la veridicità. Solo un’indagine approfondita potrà chiarire con certezza i fatti, le eventuali responsabilità e le sanzioni più adeguate. Fino ad allora, è preferibile sospendere i giudizi definitivi e lasciare al legittimo processo il compito di stabilire con esattezza i contorni della vicenda.
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