Difesa

La circolare che mette un freno ai richiami facili nella Difesa

La recente circolare sul richiamo in servizio di militari in congedo dovrebbe segnare una svolta rispetto al passato, con l’introduzione di paletti più stringenti per limitare un uso finora eccessivo. Le condizioni indicate dallo Stato Maggiore della Difesa per il richiamo in servizio di militari, compresi i Carabinieri, senza oneri per l’amministrazione, disegnano un percorso più tortuoso: le domande andranno motivate in modo puntuale, i profili provvisti di skill specifiche e comprovate. Insomma, non più un liberi tutti, ma procedure rigorose da vagliare caso per caso.

CRITERI PIÙ RIGOROSI PER LE RICHIESTE DI RICHIAMO

In particolare, la circolare indica tre criteri guida per valutare le richieste di richiamo:
– particolare “background ” posseduto dall’interessato in funzione dell’incarico da assolvere, soprattutto in quei casi in cu è richiesta altissima specializzazione;
– esigenza di assicurare continuità in incarichi strategici o presso organismi internazionali;
– peculiarità/strategicità della posizione organica ricoperta dal personale che si intende richiamare in servizio.

Ogni domanda dovrà specificare quale di queste condizioni sussiste, fornendone adeguata motivazione.

RICAMBIO E MERITOCRAZIA

Certamente, permangono margini per richiami ritenuti strategici dai vertici militari. Ma con i nuovi criteri questa facoltà dovrebbe essere esercitata solo in casi eccezionali e comprovati, non più come prassi ordinaria.

Con queste premesse, viene idealmente archiviata l’epoca dei richiami facili per coprire vuoti che in fondo erano più formali che sostanziali. Troppo spesso il richiamo è stato utilizzato per riportare in servizio vertici in una sorta di porta girevole dorata.

La dicitura “senza assegni” è stata finora piegata alle esigenze, dal momento che vi sono comunque costi vivi legati a queste figure, tra spese di segreteria e spese di missione e altri eventuali accessori di varia natura legati all’incarico ricoperto. In fondo, anche straordinari e utilizzo di uffici hanno un impatto economico, per non parlare dei “vice” richiamati per coadiuvare temporaneamente i vertici.

Insomma, quella dei richiami last minute forse era diventata una prassi insostenibile. Spesso mantenuta artificialmente in piedi a discapito di pari grado in servizio presso comandi secondari. Con la nuova circolare si prova a mettere un freno a forzature che, forse, in alcuni casi, hanno minato la razionalità nelle scelte della Difesa. Altrimenti non sarebbe stato necessario ribadirlo con una nuova direttiva.

UN GIRO DI BOA PER FRENARE I RICHIAMI

La circolare segna insomma un giro di boa, un tentativo di arginare forzature che, forse, in passato hanno portato a un uso smodato del richiamo soprattutto per incarichi apicali. Certo, permangono zone d’ombra. Sarebbe auspicabile più trasparenza sui criteri di scelta, per fugare critiche e illazioni. Ad ogni modo la direttiva lascia intendere che si tratta di uno strumento da usare con parsimonia, solo se davvero necessario. Una svolta in linea con i tempi, per un ricambio sano e trasparente all’interno della Difesa.

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