La Bce rialza i tassi di riferimento di 50 punti, è la prima volta dal 2011
La Banca centrale europea, per la prima volta dopo undici anni, ha approvato un rialzo di mezzo punto dei tassi di interesse di riferimento. Il Consiglio direttivo della Bce ha anche varato il Transmission Protection Instrument (Tpi), un nuovo strumento finanziario che consentirà di controllare lo spread fra i titoli di Stato emessi dai vari Paesi membri dell’Unione europea. Ecco cosa cambia per i cittadini e le famiglie.
La Bce ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento: è la prima volta in undici anni. Inoltre, il varo del Tpi, lo ‘strumento anti spread’ deciso dal Consiglio direttivo della Bce, è stato “approvato all’unanimità”. Ad annunciare le nuove misure è stata la presidente della Bce, Christine Lagarde, in conferenza stampa, spiegando che “tutti i titoli dei Paesi membri possono essere acquistati, ma la decisione sarà presa sulla base delle valutazioni” del Consiglio. Sull’aumento dei tassi è stata fatta una valutazione dei rischi al rialzo dell’inflazione e del sostegno unanime” allo strumento anti spread e questo “ci ha portato a decidere un aumento più alto di quello indicato“. Nel quadro del Tpi “sarà possibile l’acquisto di titoli di tutti i Paesi dell’Eurozona”, precisa, sottolineando che “la decisione se attivare il nuovo strumento sarà fatta a discrezione del consiglio direttivo”. In precedenza, la Bce aveva fatto sapere che l’aumento sarebbe stato del 25%.
Inflazione e tassi d’interesse: perché sono collegati
Quando parliamo di “tassi di interesse” intendiamo le percentuali con cui le banche centrali prestano denaro alle altre banche. Se queste salgono, allo stesso tempo aumenta il costo del denaro, gli investimenti diventano più rischiosi e le persone sono meno portate a farne. Questo dovrebbe generare l’immobilità nel sistema economico di un Paese, stabilizzando progressivamente anche l’inflazione. Il problema inverso infatti si presenta quando il costo del denaro è molto basso. In questo caso, chiedere prestiti e fare investimenti diventa più vantaggioso per i risparmiatori che sono spinti a spendere e far circolare liquidità, alimentando il caro-prezzi e la progressiva diminuzione del potere di acquisto (ovvero il valore) della moneta circolante. Quindi, nel momento in cui il dato inflativo è molto alto, con lo stesso importo si potrà acquistare meno merce.
Le conseguenze sulla vita dei risparmiatori italiani
L’aumento dei tassi d’interesse avrà conseguenze dirette su mutui e finanziamenti. Chi per acquistare casa o finanziare una qualsiasi altra attività ha chiesto in prestito del denaro alla propria banca con tasso variabile, dovrà prepararsi a veder aumentare la rateizzazione dei pagamenti, visto che sono in una relazione di stretta dipendenza con i tassi imposti dalla Bce.
L’inflazione e la decisione della Bce avranno ricadute concrete anche sul quotidiano dei consumatori. Intanto, come già detto, con l’aumento del costo dei beni, le famiglie e le imprese saranno portate a ridurre i consumi e a dare un deciso taglio alle spese ritenute superflue. La pandemia continua a far sentire i suoi effetti sulle abitudini d’acquisto degli italiani: l’Istat ha registrato un notevole miglioramento dei consumi nel 2021, che tuttavia non sono riusciti a raggiungere i livelli pre-Covid. L’incremento del 4,7% rispetto al 2020 si è infatti ridotto all’2,8% considerando lʼaumento dellʼinflazione, e quindi non è riuscito ad eguagliare o superare il +4,8% del 2019.
Codacons: “Più salati i mutui a tasso variabile”
Il Codacons ha realizzato una elaborazione per capire come l’aumento dei tassi deciso oggi dalla Bce inciderà sulle rate dei mutui a tasso variabile. Ipotizzando un mutuo da 200mila euro per l’acquisto di una prima casa a Roma, la rata mensile di un finanziamento a 30 anni, sulla base degli attuali indici Euribor e delle migliori offerte presenti stamattina sul mercato, è di 619 euro, rata che passerà a 680 euro al mese qualora l’aumento dei tassi deciso dalla Bce venga interamente traslato sul costo dei finanziamenti. Una maggiore spesa di 61 euro sulla rata mensile e un aggravio sul mutuo di 732 euro in un solo anno. Sulla base delle attuali offerte sul mercato, con l’aumento dei tassi dello 0,50% trasferito totalmente sul costo del finanziamento, un mutuo a tasso variabile solo per le maggiori rate mensili salirebbe in totale di 14.640 euro in caso di finanziamento a 20 anni, di 18.300 euro per un mutuo a 25 anni e addirittura di 21.960 euro per un mutuo a 30 anni. Va però considerato, precisa il Codacons, che l’andamento dei tassi variabili subisce modifiche in negativo o in positivo durante la vita del finanziamento, con effetti diversi sulla spesa di chi ha acceso un mutuo.
Come funzionerà il Tpi: i quattro criteri
Il Tpi, il nuovo strumento anti-frammentazione varato dalla Bce (destinato a proteggere un paese da un rialzo eccessivo degli spread) sarà attivato sulla base del rispetto di quattro criteri di fondo e si focalizzerà su acquisti di titoli del settore pubblico con una scadenza residua tra uno e dieci anni. Nel caso, tuttavia, potrebbero essere presi in considerazione gli acquisti di titoli del settore privato. La Bce “potrà effettuare acquisti sul mercato secondario di titoli emessi in giurisdizioni che subiscono un ingiustificato deterioramento delle condizioni di finanziamento, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione“. L’entità degli acquisti “dipenderà dalla gravità dei rischi che incombono sulla trasmissione della politica monetaria” e non c’è un tetto prefissato agli interventi.
Nella decisione se attivare lo strumento anti-spread – si precisa da Francoforte – il Consiglio direttivo esaminerà diversi criteri per valutare se i paesi di cui potrebbe acquistare titoli “perseguono politiche fiscali e macroeconomiche sane e sostenibili“: criteri che – si precisa – “saranno adattati in maniera dinamica ai rischi e alle condizioni da affrontare”.
In particolare, i criteri sono: il rispetto del quadro di bilancio dell’UE, che prevede che i paesi non devono essere soggetti a una procedura per disavanzo eccessivo o non abbiano intrapreso azioni efficaci in risposta alle raccomandazioni del Consiglio dell’UE; l’assenza di gravi squilibri macroeconomici; la sostenibilità di bilancio (valutata sulla base delle analisi di Commissione Europea, Meccanismo Europeo di Stabilità, Fondo Monetario Internazionale e altre istituzioni, oltre all’analisi interna della Bce) e infine politiche macroeconomiche sane e sostenibili, con il rispetto degli impegni presentati nei Piani di Ripresa e Resilienza.
Lagarde: “La guerra in Ucraina pesa sull’economia”
Nell’Eurozona “l’attività economica rallenta” mentre “l’aggressione ingiustificata della Russia pesa sulla crescita“, ha spiegato ancora Lagarde in conferenza stampa. La presidente ha evidenziato “forti incertezze” sulle prospettive anche se “le riaperture” post – covid “sostengono la spesa mentre i consumi sono sospinti dai risparmi” delle famiglie durante la pandemia ” e da un mercato del lavoro più forte”. “Il prolungamento della guerra comporta un significativo rischio al ribasso” ha aggiunto.