L’8 MARZO DI MAMME E SOLDATESSE: “NOI TRA ATTENTATI E FIGLI DA CRESCERE”
(di Sabrina Sica) – SALERNO. Coraggio, passione, ambizione, dedizione e molto di più. Nei loro occhi l’orgoglio di vestire quella divisa, di essere schierate in battaglia, in prima linea, senza riserve o mezze misure.
Dodici donne si sono raccontate, con semplicità estrema, dodici donne speciali quelle del Reggimento ‘Cavalleggeri Guide’ che hanno scelto di sacrificare la propria vita per prestare fede alla Patria. Una missione, un percorso difficile, colmo di ostacoli che, prontamente, affrontano.
Prima di essere delle soldatesse, delle donne. A volte fragili, stanche ed impaurite ma senza alcun dubbio, sicure di voler adempiere a quel ruolo guadagnato con fatica e duro lavoro. Nessuna distinzione, abbandonati i pregiudizi, sono loro che in prima linea vivono il disagio di tremendi conflitti, sono loro a raccontare l’esperienza della missione in Afghanistan e Libano, sono loro che accantonati i timori, vivono in prima linea la guerra.
“Quando vivi le paure in prima persona ti accade all’improvviso di essere invaso da un’adrenalina smisurata capace di far superare qualsiasi circostanza”, ha raccontato il Caporal Maggiore Ramona Carletti, “in qualsiasi circostanza, qualsiasi ambiente lavorativo presenta dubbi e banali pregiudizi nei confronti della donna, ritenendola inferiore. Importante è dimostrare il contrario, noi ci riusciamo”. Come reparto operativo sono in continuo addestramento, pronte per qualsiasi evenienza, ognuna di loro ha una storia particolare, una storia intensa di vita vissuta. “Non è facile il distacco, spiegare ad un bambino che per sei mesi dovrà fare a meno della sua mamma o del suo papà”, sottolinea il Caporal Maggiore Scelto Camillo Giulia, “il coniuge che resta a casa deve colmare la mancanza dell’altro, oggi la tecnologia è fortunatamente dalla nostra parte, con Skype riusciamo infatti a mantenere un contatto diretto”. “Interfacciarsi con le altre donne è per noi diverso”, ha spiega il Sergente Carmela Emanuela Cuoco, “quando siamo in missione, riusciamo a conquistare la fiducia delle donne che in un certo senso cominciano a vederci come un appiglio. I bambini in quelle zone non vivono la propria infanzia, a loro è stata sottratta la gioia e tramandato l’odio”. “Subire un attentato è tremendo, il primo pensiero corre alla famiglia, agli affetti più cari”, ha spiegato il Primo Caporal Maggiore Raffaella Trezza, “sappiamo come reagire, importante è mantenere la calma e la razionalità. Un conto è studiare come affrontare una situazione del genere, un conto è viverla”. “Le donne devono essere rispettate sempre, non solo nel giorno in cui si celebra la loro festa. Una donna che subisce violenza perde la sua femminilità, abbiate il coraggio di denunciare, di difendervi” ha esortato il Primo Caporal Maggiore Marta Zingaro. Un gruppo che funziona quello del Capitano Domenico Avella. “Base che funziona, un percorso che porta al raggiungimento di ottimi obiettivi affrontati con estrema passione. In qualsiasi contesto possono esserci persone che sbagliano, non bisogna fare però dell’assolutismo, noi siamo gente per bene a servizio della patria”, ha dichiarato lui stesso.
metropolisweb.it