Iveco: tavolo al Mimit su cessione comparto Defence a Leonardo: dietro le rassicurazioni, restano ombre e timori per i lavoratori
Il tavolo al Mimit: tra promesse di sviluppo e realtà ancora opaca
Si è tenuto il 10 ottobre a Palazzo Piacentini un nuovo incontro sulla cessione della divisione Iveco Defence al colosso della difesa Leonardo. Al tavolo, presieduto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, hanno partecipato rappresentanti delle aziende, enti locali e sindacati.
Il ministro ha parlato di un’operazione “capace di assicurare sviluppo industriale” e ha voluto distinguere l’attuale accordo dalla “cessione in blocco” ipotizzata anni fa e poi bloccata per motivi di sicurezza nazionale. Ma dietro le parole istituzionali e la narrativa di rilancio del comparto difesa, permangono tutte le incognite che Infodifesa aveva già denunciato nei mesi scorsi.
Le incognite di una fusione annunciata
Secondo Leonardo, l’acquisizione di Iveco Defence rappresenterebbe un “tassello fondamentale” per il consolidamento dei suoi cinque domini operativi – terra, mare, aria, spazio e cyber. Un’espansione strategica, certo, ma che rischia di trasformarsi in un accentramento pericoloso, dove la logica finanziaria prevale su quella industriale.
Come già evidenziato da Infodifesa, la vera domanda resta una: cosa ne sarà dei lavoratori e delle competenze interne di Iveco Defence?
L’esperienza insegna che dietro ogni fusione “strategica” si nascondono tagli, ristrutturazioni e razionalizzazioni, spesso mascherate da “efficientamenti”.
I rischi per l’occupazione e per la sovranità tecnologica
Il Mimit ha promesso “massima attenzione alla tutela della tecnologia e della ricerca”. Ma la storia recente di Leonardo — tra spin-off, esternalizzazioni e riduzioni di personale — non lascia spazio a facili ottimismi.
Il pericolo è che, sotto la bandiera dell’innovazione e del consolidamento, si perda know-how nazionale e si sacrifichi l’occupazione su altari di bilancio e dividendi.
Non a caso, i sindacati hanno chiesto chiarezza sui piani industriali, temendo che l’integrazione si traduca in un progressivo svuotamento delle sedi e delle competenze di Iveco Defence.
Un rischio concreto, che il ministero dovrà vigilare con ben altra determinazione rispetto alle mere rassicurazioni di rito.
Il futuro dei lavoratori: un nodo ancora irrisolto
Leonardo continua a parlare di “sinergie” e “valorizzazione delle eccellenze”. Ma la realtà industriale, soprattutto nei poli produttivi di Bollettieri, Vittorio Veneto e Sete Lago, racconta di personale preoccupato, timori di esuberi e una comunicazione aziendale frammentata.
Infodifesa aveva messo in guardia su questo scenario già mesi fa, sottolineando la mancanza di trasparenza e la gestione verticistica di un’operazione che sembra scritta più nei board finanziari che nelle officine o nei laboratori.
E ora quei dubbi tornano con forza, amplificati da un clima di incertezza che neanche il tavolo ministeriale è riuscito a dissipare.
Servono risposte, non slogan
Se davvero Leonardo vuole “rafforzare la centralità dell’Italia nella difesa internazionale”, deve farlo partendo da trasparenza, tutela dei lavoratori e salvaguardia delle competenze.
Perché la sicurezza nazionale non si costruisce solo con i blindati e i radar, ma anche con dignità del lavoro, chiarezza industriale e coerenza politica.
Al momento, purtroppo, di tutto questo si vedono solo ombre più che certezze.
E come Infodifesa aveva già scritto: le incognite restano tutte sul tavolo.
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