Editoriale

INFODIFESA: PERCHE’ A GAZA NON PUO’ PARLARSI DI GENOCIDIO

(di Col. (ris.) della Guardia di Finanza Dott. Sergio De Santis)

ISRAELE E LA GUERRA AL TERRORISMO

I fatti che hanno dato inizio alla guerra tra Israele e il gruppo terrorista islamico Hamas sono noti a tutti, ed iniziano militarmente ed unilateralmente il 7 ottobre del 2023, con la strage di circa 1200 civili e militari israeliani, e con il sequestro di circa 250 persone, comprese donne, anziani e bambini, rapiti in territorio israeliano, con chiara violazione del Diritto Internazionale Umanitario, di seguito DIU.

A fronte di questo attacco deliberato, lo Stato di Israele scatenava una guerra di risposta nei territori amministrati da Hamas, connotata da subito come legittima difesa e, nei mesi successivi, come guerra totale per impedire per sempre un altro 7 ottobre – tenuto conto che l’obiettivo dichiarato di Hamas è la liberazione della Palestina e l’eliminazione dello Stato di Israele, come indicato nella sua carta costitutiva del 1988 – con raid aerei, terrestri e navali, fino all’assedio totale e al paventato ingresso delle sue truppe nelle maggiori città della Striscia.

LA DENUNCIA DI GENOCIDIO DEL SUD AFRICA

Il 29 dicembre dello stesso anno, il Sud Africa presentava una denuncia alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite nei confronti dello stato ebraico, accusato di genocidio in relazione al comportamento militare in atto nella Striscia, per palese violazione della “Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio”, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948. Israele fin da subito contestava tale tesi rivendicando la legittima difesa in risposta all’attacco del 7 ottobre 2023.

DEFINIZIONE ED IMPORTANZA DEL RICONOSCIMENTO DI GENOCIDIO

Nel contesto dei conflitti armati si fa riferimento a crimini particolarmente gravi:

  • crimini di guerra;
  • crimini contro l’umanità;
  • genocidio;
  • crimine di aggressione.

Tra questi, il genocidio è il crimine più efferato ed è considerato il crimine dei crimini per l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. L’intenzione di distruggere in tutto o in parte il gruppo è l’elemento chiave per la individuazione di questo reato. Non si tratta pertanto di uccisioni, bombardamenti, sofferenze della popolazione civile, atti di per sé gravi ma purtroppo comuni ad ogni conflitto moderno, ma si deve accertare la volontà deliberata di voler annientare un gruppo, in cui l’elemento soggettivo è preponderante su tutti gli altri.

Il genocidio, oltre a prevedere pene molto pesanti per i governanti responsabili e per i materiali esecutori, rappresenta un vero e proprio marchio di infamia per chi lo pratica, ed è lo stigma eterno che macchia per sempre una nazione. Ecco perché Israele, il cui popolo è stato la vittima del genocidio più violento della storia, si oppone con tutte le sue forze ad una accusa percepita come infamante.

PERCHE’ NON E’ GENOCIDIO

. In tutti i casi di genocidio riconosciuti, le parti attive non avevano ricevuto nessun attacco da parte del gruppo soccombente, mentre nel caso in esame la risposta israeliana è dovuta ad una iniziale aggressione a civili inermi;

. Israele sta combattendo una guerra asimmetrica contro combattenti illegali. Ed infatti i terroristi di Hamas non hanno mai rispettato le regole dei conflitti stabiliti dalle Convenzioni di Ginevra: attentati suicidi, lancio di razzi sulle città, attacchi a civili e personale militare fuori servizio, sequestro di cittadini inermi, utilizzo di abitazioni o strutture pubbliche quali depositi di armi, diniego ai civili palestinesi di allontanarsi dalle zone di guerra o di bombardamento, nonostante l’esercito di Israele in molti casi annunci le aree che verranno colpite;

. Israele sta portando avanti una strategia militare di recupero degli ostaggi, muovendosi secondo la Convenzione internazionale contro la presa di ostaggi, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 17 dicembre 1979, all’indomani del famigerato 5 settembre 1972, quando un commando terroristico palestinese del gruppo Settembre Nero, affiliato all’OLP di Yasser Arafat, perpetrò una strage di atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco di Baviera.

Hamas, il cui acronimo arabo sta per “Movimento di resistenza islamica”, è considerato da molti Paesi un gruppo terroristico, ed infatti è incluso nell’elenco stilato dal Consiglio dell’Unione Europea assieme a figure come l’ISIS/Da’eshAl-Qaeda, la Jihad islamica palestinese e l’ala militare di Hezbollah.

. Se vi fosse intento soggettivo di voler annientare il popolo palestinese, Israele avrebbe le possibilità militari per annichilire del tutto la popolazione palestinese, senza rischiare la vita dei propri soldati, caduti a migliaia. Viceversa, pur tra le difficoltà del caso, sono assicurati corridoi umanitari e la distribuzione di cibo, nonostante Hamas tenti di intercettare o bloccare gli aiuti per motivi politici interni.

. Non si comprende perché si dovrebbe parlare di precisa volontà di distruggere un gruppo omogeneo, quando in Cisgiordania, a pochi chilometri dalla Striscia, governata dall’Autorità Nazionale Palestinese, si viva una relativa calma e lo stesso Presidente Abu Mazen abbia condannato Hamas esortandolo a cessare il suo ruolo criminale nell’area ed a riconsegnare gli ostaggi, quelli vivi e quelli oramai morti.

. Se vi fosse un intento genocida basato sulla razza o sulla religione, non si comprende come mai in Israele vivano in pace due milioni di arabi con cittadinanza israeliana, che effettuano il servizio militare, e che godono di diritti civili e politici tant’è che alla Knesset, il Parlamento israeliano, vi sono due partiti arabi con 10 rappresentanti.

CONSIDERAZIONI FINALI

Nonostante la Corte Internazionale di Giustizia abbia ritenuto plausibili alcune delle motivazioni sudafricane contro Israele, la stessa non ha preso ovviamente alcuna decisione definitiva in merito. Per questo motivo è del tutto errato parlare oggi di genocidio, e se un simile errore può essere perdonato a un cittadino poco o male informato, questo non è accettabile quando ad usare superficialmente, o volutamente, il termine genocidio siano leader politici, intellettuali, analisti o giornalisti delle più grandi testate italiane ed europee. Sarà la Corte, quando sarà, a decidere sulla esistenza o meno di questo crimine, ma fino ad allora dovrebbero cessare tutte le strumentalizzazioni in atto.

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