Il video della lite tra il marocchino ucciso e l’assessore
Youns El Boussetaoui avanza verso Massimo Adriatici, che si è defilato rispetto all’ingresso del bar per chiamare le forze dell’ordine e segnalare, così spiegherà poi agli inquirenti, le sue intemperanze. L’assessore estrae dalla tasca e mostra all’uomo che si avvicina la pistola che porta sempre con sé, col colpo in canna e regolare porto d’armi.
L’altro reagisce sferrandogli un pugno che lo fa cadere. Poi – questo rimane il dilemma dell’indagine – non si capisce quando parta il colpo e se venga esploso per sbaglio, come sostiene l’assessore leghista, oppure in modo intenzionale.
È il racconto filmato da una telecamera di sorveglianza di un palazzo di corso 22 marzo, vicino al bar ‘Ligure’ di Voghera, dove martedì Adriatici ha ucciso il senzatetto di 39 anni. Il video è stato acquisito dalla Procura di Pavia che ha chiesto di confermare la misura degli arresti domiciliari per l’avvocato ed esponente della giunta di centrodestra della cittadina lombarda motivandola con possibili reiterazione del reato e inquinamento probatorio in relazione al reato di eccesso colposo di legittima difesa. Non c’è invece il pericolo di fuga, l’altro elemento sulla base del quale può essere disposto un provvedimento restrittivo della libertà.
Adriatici attende a casa l’interrogatorio di garanzia venerdì alle 10 davanti al gip Maria Cristina Lapi quando, salvo sorprese, dovrebbe confermare la versione riferita subito dopo i fatti. A quel punto il giudice si dovrà esprimere sulla correttezza o meno dei domiciliari.
“Non volevo sparare, il colpo mi è partito cadendo“, aveva detto al pm Roberto Valli e ai carabinieri che all’inizio l’avevano arrestato per omicidio volontario. Se davvero sia andata così potrebbe chiarirlo una perizia balistica che il magistrato disporrà al più presto.
Tre testimoni, due dei quali si scorgono nel video, avvalorerebbero la tesi degli inquirenti. Le loro deposizioni sono definite in Procura “coerenti”. Per gli inquirenti, non si è trattato proprio di una legittima difesa, ma di qualcosa che le assomiglia molto: un ‘eccesso colposo’ di legittima difesa, cioè l’indagato avrebbe calcolato male un pericolo che così grave non era per “imprudenza o imperizia”.
Di certo Adriatici stava ‘tenendo d’occhio’ quell’uomo perché poche ore prima al bar Cervino, non lontano dal ‘Ligure’, il gestore gli aveva detto che la sera precedente El Boussetaoui aveva infastidito alcuni clienti. Queste sono anche le ore in cui sono emersi la rabbia il dolore dei familiari della vittima.”Massimo Adriatici ha compiuto un omicidio volontario. Dicono che era un barbone, che era malato: e allora, le persone si uccidono per questo?”. È lo sfogo di Bahjia, la sorella di Youns El Boussetaoui.
“È stato ammazzato un innocente – prosegue – andrò avanti a chiudere giustizia perché Adriatici ha sparato con l’intenzione di ucciderlo, l’ha colpito al cuore. Stava male? Fino a due mesi fa non stava male, sì gli piaceva vivere all’aperto, in una casa soffocava. Ma solo da poco stava male a livello psichico, non so cosa sia successo”.
La donna, diplomata ragioniera in Italia, ha spiegato che lei e tutti gli altri familiari della vittima sono cittadini italiani. In Marocco aveva una moglie e due bambini di sei e otto anni. Tre settimane fa, era stato sottoposto a un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) all’ospedale di Vercelli. La legale dei familiari, Debora Piazza, che aveva assistito El Boussetaoui nei suoi precedenti processi per spaccio e resistenza, protesta perché i congiunti non sono stati informati dell’autopsia e non hanno potuto partecipare con un loro consulente. La Procura si è scusata, non sapeva che esistessero una sorella in Francia, un fratello in Svizzera e un padre a Novara a cui notificare l’informazione. Non è chiaro infine a quando risalgano i provvedimenti di espulsione a carico del senza dimora. La Procura non ne è a conoscenza, i carabinieri “parlano di almeno 3” fogli di via dal 2012 in poi, ma non sanno precisare le date, mentre all’avvocato della famiglia non risultano.