I secondini muoiono in silenzio
Dieci nel ‘97, altrettanti l’anno dopo, 6 nel 2000. Sessantaquattro in dieci anni. Sono gli agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nell’ultimo decennio «contabilizzato» dal Dipartimento (Dap).
Difficile risalire alle cause dirette e indirette di un gesto così estremo, intimo e personale. Ma sicuramente le disastrose e vergognose condizioni delle carceri italiane sono una concausa del drammatico fenomeno. E anche se dal 1997 al 2007 la percentuale è scesa dal 2,25% all’1,31 (ogni 10.000 agenti), il film della tragedia continua, purtroppo, ad essere proiettato negli strapieni e malandati istituti di pena dello Stivale. Da sottolineare, poi, che nel periodo di riferimento il tasso di suicidi nella popolazione italiana è stato di appena lo 0,67 per cento ogni diecimila abitanti. Chi è il responsabile di questo tragico stillicidio di vite? Quella dei «secondini» che si tolgono la vita è una vecchia battaglia di Marco Pannella che, oltre ai detenuti, è l’unico a parlare anche di chi è condannato senza condanna. Il Sappe punta l’indice sull’amministrazione penitenziaria, «che non perde tempo ad assumere decisioni assurde, come quella di far pagare i posti-letto agli agenti che vivono in caserma», ma «non fa assolutamente nulla per il benessere del personale» e «continua a trascurare il problema». Il sindacato ricorda, poi, «il caso del collega suicida nei pressi del cimitero del suo paese, Gesualdo, mentre si stava recando al lavoro nel carcere di Ariano Irpino il 12 agosto scorso». Il quarto in due mesi. «Prima di lui – proseguono al Sappe – poliziotti penitenziari si erano tolti la vita a Roma il 19 giugno, a Marcelina il 7 luglio, e a Raffadali il 13 luglio». Per il sindacato, «quattro agenti suicidi in due mesi sono davvero un’enormità, e sono stati finora sei i casi nel 2013». Non solo. Dal 2000 a oggi circa 100 dipendenti dell’amministrazione penitenziaria, fra poliziotti, direttori (come Armida Miserere a Sulmona) , provveditori (corna Paolino Quattrone in Calabria) hanno scelto di farla finita «Va fatto qualcosa – insiste il Sappe – Benché i suicidi siano stati verosimilmente indotti dalle ragioni più varie, va comunque denunciato che i vertici del Dap trascurano colpevolmente questo grave problema. E le ricerche sul fenomeno dimostrano in alcuni casi una correlazione con lo stress lavorativo».