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Guida completa alla pensione di reversibilità al coniuge. Quando e quanto spetta

La pensione di reversibilità è un diritto che spetta al coniuge superstite in caso di morte del partner, in quanto vedovo o vedova. In alternativa, se il coniuge deceduto non aveva ancora maturato il diritto alla pensione, può essere riconosciuta una pensione indiretta qualora il dante causa avesse versato almeno 15 anni di contributi (o in alternativa 5 anni di cui almeno 3 maturati nel quinquennio precedente alla data del decesso).

Il coniuge superstite ha diritto a una quota percentuale della pensione maturata dal defunto, a seconda del legame di parentela. Solitamente, la quota di pensione di reversibilità più ampia spetta proprio al coniuge. Anche l’unione civile dà diritto alla pensione di reversibilità in caso di decesso di una delle parti. Questo diritto non decade nemmeno a seguito di una sentenza di separazione. Tuttavia, il discorso è diverso per il coniuge divorziato.

In caso di divorzio, il coniuge superstite ha diritto alla pensione di reversibilità a condizione che sia titolare dell’assegno divorzile e non si sia risposato o risposata. Inoltre, la sentenza di divorzio non deve essere antecedente alla data di inizio del rapporto assicurativo. Se tali condizioni non sono soddisfatte, il coniuge divorziato non avrà diritto alla pensione di reversibilità.

Va precisato che il termine “coniuge” non riguarda solo il matrimonio ancora in corso ma anche le unioni civili. Inoltre, la separazione non pregiudica il diritto alla pensione di reversibilità, ma il divorzio implica delle condizioni specifiche che devono essere soddisfatte. Se il coniuge superstite si risposa, perde il diritto alla reversibilità, salvo poi recuperarlo in caso di nuovo decesso del nuovo coniuge.

Quanto spetta di reversibilità al coniuge

La quota di reversibilità spettante al coniuge dipende dalla presenza di figli.  Nel dettaglio, alla morte del marito o della moglie la pensione di reversibilità viene così riconosciuta:

  • 60% dell’importo per il coniuge solo;
  • 80% dell’importo per il coniuge e un figlio;
  • 100% dell’importo per il coniuge e due o più figli.

Nel caso in cui il coniuge superstite abbia altri redditi, tuttavia, questi potrebbero subire una riduzione. Pensiamo ad esempio al coniuge superstite che lavora, o comunque che percepisce una pensione per se stesso; questo avrà comunque diritto alla reversibilità, ma in misura ridotta. In particolare, il reddito del coniuge superstite non deve superare di tre volte il trattamento minimo annuo del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (ovvero 7.438,47 euro nel 2023), quindi fino a 22.315,41 euro. Superando tale soglia, invece, si applicano i seguenti tagli:

  • meno 25%, in caso di reddito compreso tra 22.315,41 (tre volte il trattamento minimo) e 29.753,88 euro (quattro volte il trattamento minimo);
  • meno 40% in caso di reddito compreso tra 29.753,88 (quattro volte il trattamento minimo) e 37.192,35 euro (cinque volte il trattamento minimo);
  • meno 50% per redditi superiori a 37.192,35 euro (cinque volte il trattamento minimo).

Se supera tale soglia, si applicano dei tagli progressivi in base al reddito. Tuttavia, se il beneficiario vive con figli minori studenti o inabili, i tagli non si applicano. È importante specificare che, nel caso in cui il coniuge defunto si fosse risposato dopo il divorzio, il coniuge superstite e il coniuge divorziato hanno comunque diritto alla pensione di reversibilità. Tuttavia, sarà il giudice a stabilire le quote spettanti a ciascuno. In sintesi, la pensione di reversibilità è un tema importante per i coniugi superstite e i figli. La sua quantificazione dipende dalla presenza di figli e dal reddito del beneficiario. Nel caso in cui il coniuge defunto si fosse risposato dopo il divorzio, è necessaria l’intervento del giudice per stabilire le quote spettanti ai coniugi.

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